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Con la telecamera in difesa dei fiumi

| Antonella Bruno

Tempo di lettura: 4 minuti

Con la telecamera in difesa dei fiumi

Alla Casa dell’ambiente (Torino) due documentari su fiumi vicini e lontani. Un momento della vita degli ecosistemi fluviali e della loro importanza consegnato anche come traccia per futuri confronti, oltre che come stimolo alla loro difesa. Che, come si è visto da una attività di caccia ai rifiuti, unisce racconto, fruizione, denuncia e azione. Continuano le iniziative di “Ambiente per tutt*” (disponibili anche online).

Per il ciclo di eventi “Ambiente per tutt*” martedì 6 dicembre alla Casa dell’Ambiente di Torino si è tenuto l’evento dal titolo: Il fiume dietro l’obiettivo. Raccontare il corso d’acqua con le immagini. Un appuntamento ricco, in cui le tre realtà coinvolte unite da uno stesso scopo, ci hanno raccontato il loro lavoro e le loro esperienze lungo i fiumi di tutto il mondo.

Ed è proprio nel voler raccontare la situazione attuale dei fiumi, il voler comunicare l’equilibrio delicato e fragile di un ecosistema fluviale attraverso l’uso di un obiettivo che, ha portato alla realizzazione della serata. Come ci ha spiegato Stefano Moretto, coordinatore de “il Pianeta Azzurro” (l’area della Rete WEEC dedicata alle forme dell’acqua): “Abbiamo riunito questi tre progetti a tema acqua per l’importanza strategica che hanno i fiumi, portando una chiave di lettura quale: l’obiettivo di una telecamera”.

Un politecnico attento alle emozioni

La serata è iniziata con la proiezione del primo docufilm “Il fiume per noi. La vita che scorre” realizzato dal Diati, dipartimento del Politecnico di Torino. Il Diati svolge attività di ricerca ingegneristica in ambito acqua/fiumi e non solo ma, questa volta ha voluto dedicare la propria attenzione alla realizzazione di un docufilm per raccontare fiume Po dal punto di vista di chi lo vive quotidianamente e dei cittadini. Come raccontano le autrici Elena Comino: “L’idea era quella di voler fare un corto un docufilm che tramettesse un messaggio, un emozione. Ci siamo accorti che ci mancava uno strumento, forse quello che ci permetteva di trasmettere sempre su una base scientifica i dati e la ricerca ma, con emozioni. Questo strumento era il video” e Laura Dominici continua: “Elena ci disse facciamo un docufilm per raccontare il fiume Po e noi pensavamo ok, raccontiamo il dato scientifico e lei ci disse, no no, dobbiamo passare attraverso le emozioni. l’intento era quello raggiungere qualcuno con cui non interagiamo tutti i giorni, parliamo alla persona che solitamente passeggia lungo il fiume e che spesso dà per scontato la risorsa idrica. Insomma, cosa sarebbe Torino senza il fiume Po”.

Una serie girata in tre continenti

A seguire Igor d’India, videomaker e esploratore, con il suo documentario “The Raftmakers”, cui “il Pianeta azzurro ha dedicato un numero speciale della Collana del faro (cui nel 2021 ha assegnato il Blue Prize nell’ambito dell’Earth Fetival Città di Luino-Rete WEEC), ci ha proposto un modo di navigare il fiume alternativo che gli permettesse di navigare e scoprire realmente l’impatto ambientale che l’uomo sta avendo nel modificare l’ambiente. In un suo commendo Igor ci racconta: “Una serie che è stata girata in tre continenti a basso costo, con molti problemi ma, e proprio ciò che la contraddistingue. Nella serie il pericolo e l’avventura era maggiori per il modo in cui ero organizzato, questa action e linguaggio che si percepiscono erano dovute alle condizioni estreme in cui ho girato”

Il contributo che ha chiuso la prima parte della serata è stato l’intervista a Marco Bonfante realizzata durante la Trashchallenge 2022, cui Casa dell’ambiente, Rete WEEC e “il Pianeta Azzurro” hanno partecipato. Grazie all’ impegno quotidiano sul fiume Po a Torino, Marco con l’associazione Vie d’Acqua e il progetto life VisPo ha cercato di sensibilizzare e portare un messaggio importante durante la Trashchallenge. Un messaggio per ricordarci che siamo e dobbiamo vivere simbiosi con la natura perché altrimenti continueremo a distruggerla. Il suo esempio di sportivo che vive il fiume ogni giorno ci fa capire quanto sia importante rispettarlo perché alla fine rispettare il fiume vuole dire rispettare anche noi. Marco racconta: “La cura dell’ambiente è un punto di partenza e non un punto finale. Un ecosistema fluviale è una grossa fortuna per la città; la città è così arricchita dai fiumi, Torino è abbracciata da quattro fiumi e dovrebbe trarne una ricchezza”.

Un “fermo immagine” sugli ecosistemi fluviali

Dopo le proiezioni c’è stato un momento di tavola rotonda, uno spazio per dialogare e confrontarsi sulle tematiche emerse dalle proiezioni.

Si è discusso di cosa sarebbe la città di Torino senza il suo fiume, soffermandosi sull’importanza del suo fluire e delle necessità degli animali che ci vivono. Solo iniziando a vivere il fiume in prima persona, svolgendo uno sport o entrando in contatto con esso più lento e sostenibile inizieremo a renderci conto della sua importanza. Pensiamo ad esempio all’inquinamento da micro e nano plastiche che, al momento sono già state trovate nel corpo umano o l’inquinamento dovuto alle riverse sostanze nocive gettate; di quante cose non ci rendiamo conto e tutto alla fine termina nel mare.

La comunicazione attraverso i documentari e docufilm ha l’opportunità di raggiungere molte persone, le quali potrebbero prendersi cura di se stesse e dell’ambiente che le circonda.

Come ha ricordato nella conclusione Andrea Ferrari Trecate, moderatore dell’evento: “Un docufilm/video diventa un monitoraggio, una testimonianza che può essere confrontata nel futuro per capire il cambiamento del ecosistema fluviale in continuo mutamento”.

L’evento è nato dalla volontà di Casa dell’ambiente e de “il Pianeta Azzurro” di dedicare una serata al confronto di tematiche legate allo strumento video/fotografico utilizzato per raccontare e trasmettere informazioni sui corsi d’acqua con l’intento di suscitare emozioni.

La Rete WEEC ha realizzato diversi documentari sui temi dell’acqua. Guarda ad esempio il documentario sull’Ofanto. A cura della Rete WEC Puglia, nell’ambito della Staffetta per la biodiversità.

Scrive per noi

Antonella Bruno