Il futuro rubato sotto gli occhi. I giovani hanno trovato un collante

Tiziana C. Carena

Se Greta non fosse un’adolescente di 15 anni visibile, potremmo pensare a un grande effetto mediatico che ha come “focus”, finalmente, l’ambiente. Ma Greta esiste ed è il suo manifesto per l’ambiente si sta diffondendo a macchia d’olio, “contamina” gli adolescenti di tutto il mondo; in ogni dove ci sono manifestazioni pro-ambiente per salvare il nostro pianeta. Sta diventando un movimento adolescenziale per la tutela dell’ambiente.
“Chi c’è dietro Greta?” si chiedono i complottisti; dietro Greta c’è Greta. Il 18 aprile ha presenziato al Senato italiano: come si può salvare il pianeta, dopo tanti decenni di cultura scientifica? Cultura scientifica che, finora, aveva prodotto un tam-tam ma non così efficace. Tante piccole azioni concrete, tanti piccoli contributi, come le gocce che formano il mare che possono in qualche modo salvare l’ambiente.

La voce del popolo dei giovani

Greta ispira, motiva, persuade. I giovani manifestano, hanno trovato un collante di unione sul quale esprimersi. Questo ha suscitato una protesta degli adolescenti ad alta voce.
Un altro indirizzo di pensiero vede questo ambientalismo populista: è la voce del popolo dei giovani, una grande eco che si sta facendo sentire; stanno mettendo insieme ambiente ed etica. Stanno toccando dei punti assai sensibili: perché lo sviluppo economico dal XVI secolo, almeno, non ha avuto altra etica se non il profitto; e questa etica utilitaristica (ma è stato vero utilitarismo?) ha incrementato il danneggiamento del pianeta.
Non si tratta più semplicemente di denunciare lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo, ma di denunciare la distruzione progressiva delle basi stesse della sopravvivenza sulla terra. Qualche cosa di più radicale (o di diversamente radicale?) rispetto alla rivolta giovanile di cinquant’anni fa che chiedeva più democrazia ovunque. Qui si chiede vita, pura e semplice vita. Di fronte al disastro ambientale è difficile intavolare discorsi che deviano: si tratta della sopravvivenza stessa del pianeta. Se all’utopismo di Marcuse, a suo tempo, si poteva rispondere con un richiamo al realismo dei rapporti di produzione, oggi al richiamo della minaccia ambientale si può opporre soltanto un patetico “non è vero!” come si è fatto in sedi politiche anche autorevoli. In nome della crescita (verso che cosa?) si è distrutto, incrementando disordini ambientali, stimolando, non più soltanto attraverso le guerre, ma rendendo invivibili intere zone del pianeta, flussi migratori cui qualcuno vorrebbe addirittura opporre le armi. I più moderati vorrebbero semplicemente accogliere e poi lasciare per la strada, senza altra speranza che il lavoro nero o i “lavori illegali”.

Dietro le migrazioni le guerre occidentali

Dietro il disordine migratorio ci sono guerre occidentali e un’economia predatoria e distruttrice dell’ambiente. Nella prima metà del secolo scorso Otto Neurath anticipava, con la sua Pianificazione internazionale per la libertà (Istituto per l’ambiente e l’educazione Scholè futuro Onlus “I Quaderni” n. 2, 2010) il tema centrale delle scienze sociali: la realizzazione delle “condizioni di felicità” ovunque attraverso una allocazione internazionale delle risorse gestita da istituzioni sovrapposte agli stati e legittimate da un controllo dal basso, ma composte da “ingegneri sociali.” La scienza e l’aspirazione alla felicità si pensavano congiunte; sennonché la scienza ha imboccato, in una sua componente una strada che non conduce alla realizzazione delle condizioni della felicità umana, come vediamo con uno sguardo disincantato sul mondo attuale.
Il movimento promosso da Greta parla di “equità”, di “sviluppo sostenibile”; il tam-tam mediatico sollecita azioni concrete nel modificare la routine quotidiana. L’invito è a una presa di posizione e un’assunzione di responsabilità da parte di tutti, una sorta di solidarietà planetaria per salvare la Terra. Il suo appello viene presentato come un ultimatum: “Viviamo l’ambiente” rispettandolo. Occorre sviluppare, insomma, una sorta di intelligenza ecologica. Greta Thunberg non vuole fare i selfie e nemmeno essere la protagonista della favola green. La sua lezione ai leaders del mondo si enuclea nel pensiero: “Dite di amare i vostri figli e gli state rubando il futuro sotto i loro occhi.”

Scrive per noi

TIZIANA CARENA
Tiziana C. Carena, insegnante di Filosofia, Scienze umane, Psicologia generale e Comunicazione, Master di primo livello in Didattica e psicopedagogia degli allievi con disturbi dello spettro autistico, Perfezionamento in Criminalistica medico-legale. È iscritta dal 1993 all'Ordine dei Giornalisti del Piemonte. Si occupa di argomenti a carattere sociologico. Ha pubblicato per Mimesis, Aracne, Giuffrè, Hasta Edizioni, Brenner, Accademia dei Lincei, Claudiana.

TIZIANA CARENA

Tiziana C. Carena, insegnante di Filosofia, Scienze umane, Psicologia generale e Comunicazione, Master di primo livello in Didattica e psicopedagogia degli allievi con disturbi dello spettro autistico, Perfezionamento in Criminalistica medico-legale. È iscritta dal 1993 all'Ordine dei Giornalisti del Piemonte. Si occupa di argomenti a carattere sociologico. Ha pubblicato per Mimesis, Aracne, Giuffrè, Hasta Edizioni, Brenner, Accademia dei Lincei, Claudiana.

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