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La prevenzione in adolescenza, nuovi approcci contro le dipendenze giovanili

| Elena Bonino

Tempo di lettura: 10 minuti

La prevenzione in adolescenza, nuovi approcci contro le dipendenze giovanili

L’adolescenza, crocevia di sfide e opportunità, richiede un approccio alla prevenzione che vada oltre la mera informazione. In ‘La prevenzione in adolescenza’ di Silvia Bonino ed Elena Cattelino (Erickson edizioni, 2008), emerge un invito a unire le forze di professionisti, docenti, famiglie e, soprattutto, degli stessi adolescenti. Il libro ci guida attraverso strategie, come la ‘peer education’, dove il confronto tra pari diventa il motore per un cambiamento consapevole e duraturo.

La prevenzione in adolescenza (Erickson edizioni, 2008)

Il tema delle dipendenze e della prevenzione in adolescenza è di grande rilevanza, coinvolgendo una vasta gamma di attori: professionisti, docenti, famiglie, adolescenti e adulti. Un interessante testo che affronta questo argomento è “La prevenzione in adolescenza” (Erickson edizioni, 2008) di Silvia Bonino ed Elena Cattelino, con la collaborazione di Tatiana Begotti, Gabriella Borca ed Emanuela Calandri.

Le autrici di “La prevenzione in adolescenza”

Silvia Bonino, psicologa e psicoterapeuta nonché Professore ordinario di Psicologia dello Sviluppo presso l’Università di Torino, è anche collaboratrice del Centro Iteruniversitario per la Ricerca sulla Genesi e sullo Sviluppo delle Motivazioni Prosociali e Antisociali. Elena Cattelino, psicologa e Professore ordinario di Psicologia dello Sviluppo presso l’Università della Valle d’Aosta, è anch’essa membro del Centro Iteruniversitario per la Ricerca sulla Genesi e sullo Sviluppo delle Motivazioni Prosociali e Antisociali. Tatiana Begotti, Gabriella Borca e Emanuela Calandri, tutte psicologhe e ricercatrici di Psicologia dello Sviluppo presso l’Università di Torino, collaborano anch’esse con il Centro Iteruniversitario per la Ricerca sulla Genesi e sullo Sviluppo delle Motivazioni Prosociali e Antisociali.

Struttura del libro

Il libro “La prevenzione in adolescenza” si articola in 268 pagine e si divide in due parti: la prima parte è dedicata alla teoria, alla riflessione e alla valutazione, introdotta dalle autrici stesse. Qui sono presenti cinque capitoli che affrontano la promozione del rischio e del benessere in ambito psicosociale, la prevenzione dei comportamenti a rischio in adolescenza, le strategie efficaci di prevenzione in adolescenza secondo la letteratura scientifica, le competenze di vita (life skills) in adolescenza e infine la valutazione dei progetti di prevenzione del rischio.

La seconda parte del testo si concentra su metodi e strumenti, seguita dalla bibliografia. Qui troviamo due capitoli che trattano delle linee guida metodologiche e tecniche per la pianificazione di interventi di prevenzione focalizzati sui comportamenti a rischio, e le indicazioni per interventi mirati al potenziamento individuale.

“La prevenzione in adolescenza” offre ampie riflessioni e spunti su una questione che riguarda non solo gli adolescenti, ma anche gli adulti, ponendo l’attenzione sulla necessità di un approccio preventivo e consapevole per affrontare le sfide legate alle dipendenze in età giovanile.

Alcune definizioni nel contesto della salute e della prevenzione

Negli anni ’70, il concetto di salute è stato ridefinito come un bene sia individuale che collettivo, ponendo un forte accento sulla prevenzione. Questo periodo ha visto la ricerca di nuovi rapporti tra individui, gruppi e il sistema sanitario, con una maggiore consapevolezza del ruolo dei fattori psicologici e comportamentali sullo stato di salute. Le neuroscienze hanno avuto uno sviluppo significativo in questo contesto. Inoltre, le cause principali di mortalità hanno subito un cambiamento radicale: se all’inizio del ‘900 le malattie infettive rappresentavano la causa principale di morte, oggi sono le malattie croniche, come malattie cardiache, neoplasie, disturbi cerebrovascolari e incidenti, spesso legate a comportamenti non sani come l’abuso di sostanze psicoattive, una dieta sbagliata e uno stile di vita stressante.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), nel 1986, ha ridefinito il concetto di salute, non più solo come l’assenza di malattia, ma come uno “stato di benessere fisico, psicologico e sociale”.

Due modelli principali nel campo della salute

  • Modello biomedico: Questo modello ipotizza che le malattie abbiano cause biologiche, originando da lesioni organiche che provocano deficit funzionali. Si concentra principalmente sul trattamento delle malattie fisiche specifiche, relegando la prevenzione e il concetto di promozione della salute, intesa come “assenza di malattia”, in secondo piano.
  • Modello biopsicosociale: Questo approccio considera la salute e la malattia come il risultato di molteplici fattori, includendo il biologico, il psicologico e il sociale. Si cerca di spiegare la sofferenza mentale considerando l’individuo come un’entità complessa di mente, corpo e relazioni sociali significative. Un precursore di questo approccio è stato A. Meyer (1958), che ha sostituito il concetto di malattia mentale con quello di reazione psicopatologica della personalità, legata alle particolarità biologiche, psicologiche e sociali di ciascun individuo. Questo modello include trattamenti che vanno dai farmaci alla psicoterapia e alla riabilitazione sociale.

Definizioni chiave legate alle dipendenze

  • Droga: il termine deriva dalla parola olandese “droog”, che significa “secco”. Comunemente associato alle sostanze illegali, il termine comprende anche molte sostanze utilizzate in terapie mediche o consumate liberamente, come la nicotina, l’alcol e la caffeina. Le droghe sono sostanze psicoattive che alterano l’equilibrio psicofisico dell’organismo e possono generare dipendenza.
  • Dipendenza: può essere comportamentale, manifestandosi nella ricerca della sostanza o in comportamenti ripetitivi come nelle tossicodipendenze e nell’alcolismo; o psicologica, quando il soggetto è così assorbito dall’oggetto della dipendenza da non poterne fare a meno, trascurando altre aree della vita come le relazioni sociali o il lavoro.
  • Tolleranza: è la necessità di assumere dosi sempre maggiori di una sostanza per ottenere lo stesso effetto desiderato.
  • Abuso: è l’assunzione di sostanze senza prescrizione medica, per motivi voluttuari.
  • Craving: è un forte desiderio incontrollabile di droga.
  • Assuefazione: è un processo mediante il quale si sviluppa un’abitudine, che può portare alla necessità di aumentare le dosi di una sostanza per mantenere gli stessi effetti.
  • Rush: è la sensazione di piacere immediato che segue l’assunzione di determinate sostanze.
  • Crisi d’astinenza: è il complesso di sintomi che si verificano quando si riduce o si interrompe l’uso di una droga.
  • Overdose: è l’assunzione di dosi eccessive di una droga, che può essere letale.

Infine, le life skills sono un insieme di abilità cognitive, emotive e relazionali che consentono alle persone di operare in modo competente sia a livello individuale che sociale. Sono abilità che ci aiutano ad affrontare efficacemente le sfide della vita quotidiana, acquisendo un comportamento positivo e versatile.

L’importanza della prevenzione

La prevenzione è l’insieme di azioni e provvedimenti adottati per evitare o mitigare i rischi di varie problematiche sociali, tra cui malattie, alcolismo, disoccupazione, criminalità e dipendenze. È un’azione diretta a proteggere la salute individuale e collettiva, lavorando su molteplici livelli e fattori che influenzano il benessere delle persone e della società nel suo complesso.

Alcuni dati sulle dipendenze

Il rapporto del Ministero sulle tossicodipendenze del 2021 ha evidenziato un totale di oltre 123.000 soggetti assistiti per dipendenza, con più di 15.000 nuovi utenti nell’anno stesso. La maggioranza dei pazienti in trattamento sono di nazionalità italiana, rappresentando il 91,0% del totale, con una prevalenza delle donne al 94,5%. Le fasce di età più comuni tra gli assistiti sono quelle comprese tra i 35 e i 54 anni. La cocaina risulta essere la sostanza principale di abuso nel 43,0% dei casi. Si è osservata una stabilità temporale nell’età del primo uso per oppiacei, cocaina e cannabinoidi, soprattutto negli anni recenti.

Profilo sociale degli utenti

Per quanto riguarda lo stato civile, non sono emerse differenze significative tra le due tipologie di utenza: i nuovi utenti presentano valori leggermente inferiori nella percentuale di celibi/nubili (54,6% rispetto al 57,6%) e nella percentuale di coniugati (11,2% rispetto al 13,7%). Riguardo alla condizione abitativa, la maggior parte degli utenti maschi vive con la famiglia d’origine (27,1%), mentre le donne abitano principalmente con il proprio partner e i figli (26,3%). La percentuale di coloro che vivono da soli è relativamente bassa, approssimativamente del 10%. Circa il 46,4% di coloro che hanno figli convive con loro.

Aspetti occupazionali ed educativi

La maggior parte degli utenti, pari al 58,9%, ha una dimora fissa, sia tra i nuovi che tra gli utenti già in trattamento (32,5% è un dato non noto o non rilevato nel totale degli utenti). Il 71,9% degli utenti ha un livello di istruzione secondario. Tra coloro che sono già in trattamento, il 34,0% ha un’occupazione stabile, mentre tra i nuovi utenti è del 28,3%. Rispettivamente, il 9,3% e il 7,7% hanno un’occupazione saltuaria. Il 29,5% degli utenti già in trattamento e il 26,1% dei nuovi utenti sono disoccupati.

Dati sui test e le infezioni

Il 63,8% dell’utenza in trattamento per droga è seguita per uso primario di oppiacei; questa percentuale scende al 26,3% tra i nuovi utenti, mentre tra gli utenti già in trattamento o rientrati si attesta al 69,3%. L’eroina rimane la sostanza primaria più utilizzata tra gli utenti in trattamento; tuttavia, la proporzione di coloro che la scelgono come sostanza di elezione diminuisce nel tempo.

Per quanto riguarda i test, sono stati eseguiti 27.031 test per l’epatite B, che rappresenta il 21,8% del totale degli utenti in trattamento. Lo 0,5% degli utenti trattati (572 soggetti) ha avuto un esito positivo, con una notevole variabilità interregionale. Per l’epatite C sono stati testati 26.679 assistiti, pari al 21,5% del totale in trattamento, di cui l’8,5% (10.505 soggetti) è risultato positivo. Complessivamente, tra i soggetti testati, il 4,3% è risultato positivo all’HIV, il 2,1% all’epatite B e il 39,4% all’epatite C.

I consumatori di sostanze stupefacenti per via iniettiva sono tra coloro che corrono un rischio elevato di contrarre malattie infettive come l’HIV e le epatiti. Più del 50% di coloro che hanno utilizzato la sostanza per via iniettiva almeno una volta nella vita non è mai stato testato per l’HIV (53,6%), mentre la stessa percentuale tra i non iniettivi è del 67,8%. Solo il 27,4% di tutti gli utenti che hanno assunto la sostanza per via iniettiva almeno una volta è stato testato per l’epatite C (6,9% negli ultimi 12 mesi), mentre tra i nuovi utenti questa percentuale si riduce al 23,1%.

Nel 2021 sono stati testati 35.039 assistiti per l’HIV, corrispondenti al 28,3% del totale degli utenti in trattamento, con 1.513 soggetti risultati positivi, pari all’1,2% del totale dei trattati, con valori che vanno dallo 0% al 4,1%.

Impatto del Covid-19 sul gioco d’azzardo

Passando ad un altro ambito, il Covid-19 ha accelerato una tendenza già in atto prima della pandemia: l’incremento progressivo del gioco d’azzardo online. Un confronto tra i dati del 2019 e del 2021 evidenzia questo “effetto Covid”, con una sostanziale parità nella raccolta complessiva (fisica + online) nei due anni. Nel 2019, il 67% della raccolta era concentrata nella rete fisica, ma nel 2021 questa percentuale è scesa al di sotto del 40%, mentre il gioco telematico ha superato il 60%. Nel 2021, la raccolta online ha raggiunto i 67,17 miliardi di euro (+36% rispetto al 2020). I giochi di carte e i giochi di sorte a quota fissa hanno maggiormente contribuito all’aumento complessivo della raccolta online, rappresentando oltre due terzi della raccolta totale online, con un aumento anche nei giochi a base sportiva.

Gli Apparecchi da intrattenimento, come le slot machine e le Video Lottery, sono stati tra i più colpiti dall’impatto della pandemia. I dati del 2021 confermano sostanzialmente quelli del 2020, con un calo del 3%. Nonostante ciò, questa tipologia di gioco si conferma come la più praticata sulla rete fisica, rappresentando il 41% della Raccolta complessiva. Nel corso del 2021, le Lotterie hanno registrato un notevole aumento, comprese le Lotterie istantanee come i Gratta e Vinci, con oltre 12 miliardi di euro giocati (27% del totale sulla rete fisica e un aumento del 48% rispetto al 2020). Le varie tipologie di Lotto hanno visto un totale di 8,1 miliardi di euro giocati (18% del totale sulla rete fisica e un aumento del 30% rispetto al 2020). (Fonte: https://www.avvisopubblico.it)

Tendenze nel consumo di alcol

I dati dell’ISTAT sull’alcolismo in Italia per l’anno 2021 mostrano, rispetto all’anno precedente, un consumo stabile di alcol nell’arco dell’anno (66,4% nel 2020 e 66,3% nel 2021), mentre si è ridotto il consumo giornaliero (20,6% nel 2020 e 19,4% nel 2021) e il consumo fuori pasto (31,7% nel 2020 e 30,7% nel 2021). Negli ultimi dieci anni, si osserva un progressivo aumento della percentuale di donne che consumano bevande alcoliche, passando dal 38,4% al 45,1% per il consumo occasionale e dal 16% al 21,7% per il consumo fuori pasto.

Tra i giovani, il consumo di alcol rimane una criticità, soprattutto nella fascia di età tra i 18 e i 24 anni, con valori più elevati tra i ragazzi. Nel 2020, il 2,5% dei giovani tra i 18 e i 24 anni aveva un consumo abituale eccedentario, con una percentuale simile tra maschi e femmine. Nel 2021, questa percentuale è scesa al 2,1%. Il binge drinking rimane l’abitudine più diffusa tra i giovani, riguardando il 18,4% nel 2020 e il 14,8% nel 2021 della fascia di età tra i 18 e i 24 anni. La chiusura durante la pandemia di discoteche e luoghi simili potrebbe aver influito sulla diminuzione del binge drinking nel 2021.

Nel tempo si osservano cambiamenti nei tipi di bevande consumate, con una diminuzione nel consumo esclusivo di vino e birra in quasi tutte le fasce di età, e un aumento nell’abitudine di consumare altri alcolici insieme al vino e alla birra, soprattutto tra le donne di 45 anni e più. Il consumo di alcol è più marcato nel Centro-Nord, soprattutto tra i maschi, e aumenta con il livello di istruzione, soprattutto per le donne e il consumo fuori pasto. Al contrario, il consumo quotidiano cresce al diminuire del livello di istruzione, soprattutto per gli uomini. (Fonte: https://www.quotidianosanita.it)

Tendenze digitali e tecnologiche

Il 2020 è stato un anno che ha avuto un impatto significativo sulle nostre vite a causa della pandemia da Covid-19. Questo evento non solo ha modificato le nostre abitudini, ma ha anche influenzato il nostro rapporto con la tecnologia. È quanto emerge dal Digital Report, un’indagine condotta da We Are Social in collaborazione con Hootsuite, volta a studiare lo scenario digitale e fornire dati sull’utilizzo di internet e delle piattaforme social, sia a livello mondiale che locale.

La ricerca mette in luce come le tecnologie siano diventate una componente sempre più rilevante nella vita quotidiana, con crescite significative nell’adozione e nell’utilizzo delle piattaforme social, dell’e-commerce, dello streaming e del gaming.

A livello globale, si registrano i seguenti dati: dalla ricerca emerge che la popolazione mondiale totale ha raggiunto i 7,83 miliardi all’inizio del 2021. Inoltre, 5,22 miliardi di persone utilizzano telefoni cellulari, corrispondenti al 66,6% della popolazione globale. L’accesso a Internet coinvolge 4,66 miliardi di individui, con un incremento del 7,3% (o 316 milioni di persone) rispetto a gennaio 2020. Infine, 4,20 miliardi di persone utilizzano le piattaforme social, con un aumento del 13% (equivalente a 490 milioni di individui).

Struttura e personale dei servizi per le dipendenze

Nel contesto italiano del 2021, risultavano attivi 574 Servizi pubblici per le Dipendenze (Ser.D). Per favorire un accesso più ampio alla popolazione, in diverse regioni i servizi sono organizzati su più sedi per la fornitura di prestazioni. Complessivamente, il personale dipendente all’interno dei Ser.D ammonta a 6.140 unità. Tra le figure professionali presenti, gli infermieri costituiscono il 31,3% del totale (6.554 unità), seguiti dai medici (21,5%), dagli psicologi (14,1%), dagli assistenti sociali (13,0%), dagli educatori professionali (10,0%) e dagli Ota/Oss con l’1,6%.

Le diverse categorie delle droghe illegali

Le droghe illegali si suddividono in tre categorie: vegetali, semi-sintetiche e sintetiche.

Le droghe vegetali, spesso conosciute come “droghe leggere”, includono sostanze come la marijuana e l’hashish. Tuttavia, è importante notare che queste droghe vegetali sono frequentemente soggette a contaminazioni da batteri e virus, il che può portare a gravi malattie infettive.

Le droghe semi-sintetiche, come la cocaina e l’eroina, insieme ad altre sostanze, possono essere prodotte in laboratorio. Allo stesso modo, le droghe sintetiche come l’ecstasy, richiedono un processo di produzione complesso. Queste sono anche chiamate “droghe pesanti” poiché hanno un impatto immediato e forte sul cervello, anche se di breve durata, causando danni spesso irreparabili.

Adolescenti e dipendenze, comportamenti a rischio

Gli adolescenti spesso manifestano comportamenti a rischio, come evidenziato in “La prevenzione in adolescenza”, che includono l’uso di sostanze psicoattive, comportamenti antisociali, allontanamento dalla scuola, problemi di salute mentale e diete malsane che possono portare a disturbi alimentari.

Motivazioni dietro l’uso di droghe da parte degli adolescenti

Le ragioni che spingono i ragazzi a utilizzare droghe sono molteplici: desiderio di essere accettati dal gruppo, pressione sociale, voglia di esperienze trasgressive, o anche l’influenza di chi offre le sostanze gratuitamente la prima volta, magari in una discoteca. In molti casi, i ragazzi si drogano perché non hanno interessi che li coinvolgano, si sentono annoiati e cercano nell’uso di droghe un modo per rompere la monotonia quotidiana, per divertirsi, o per sperimentare le sensazioni di euforia che alcune droghe offrono, spesso senza riflettere sulle conseguenze cui vanno incontro, mossi dall’ignoranza o dall’incoscienza.

Gli adolescenti si trovano ad affrontare una fase di grandi cambiamenti fisici e psicologici, cercando di costruire un ruolo sociale, raggiungere una sicurezza personale e un’indipendenza economica, e stabilire nuove relazioni.

La prevenzione in adolescenza

Quali possono essere le soluzioni per contrastare il problema delle dipendenze, inclusa la possibile legalizzazione di alcune droghe? “La prevenzione in adolescenza” propone l’importanza dell’ascolto, la creazione di efficaci programmi di prevenzione, l’informazione e l’educazione sulla prevenzione stessa.

In particolare, suggerisce di adottare la “peer education”, cioè l’educazione tra pari, come un efficace strumento per i programmi di prevenzione. Questo approccio si basa sull’interazione tra gli studenti, con l’obiettivo di condividere conoscenze, esperienze, informazioni e competenze tra loro. Il dialogo e il confronto avvengono in un ambiente informale, diverso dalla tradizionale lezione frontale tra insegnanti e studenti, incoraggiando i partecipanti a essere attivi nel processo di apprendimento. Questo sistema può portare a progressi nell’apprendimento, miglioramenti nella sfera del benessere cognitivo ed emotivo, acquisizione di abilità interpersonali, leadership, problem solving, team building e confronto proattivo.

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Elena Bonino