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L’educazione ambientale che insegna l’amore per la vita

| Federica Benedetti

Tempo di lettura: 4 minuti

L’educazione ambientale che insegna l’amore per la vita

L’educazione ambientale ha bisogno di insegnare il rispetto e l’amore per la vita, e di creare percorsi interdisciplinari ed esperienziali per adempiere ai suoi obiettivi educativi. Ne abbiamo parlato con Francesco Mattera, insegnante di scienze naturali attivo nella Rete WEEC, guida ambientale escursionistica, educatore ambientale e facilitatore di esperienze immersive in connessione con la natura. Il suo prossimo impegno: la scuola residenziale WEEC a Ischia (19-22 ottobre 2023).

(In copertina © foto di Francesco Mattera)

“All’università ho approfondito lo studio della natura attraverso le scienze ambientali e lì ho approcciato l’ecologia, una disciplina che mi ha cambiato il modo di pensare. Questa visione olistica di sistema complesso dove tutto è interconnesso è fondamentale, quindi poi ho cercato di farne il mantra di tutta la mia vita”. Francesco Mattera, membro della rete World environmental education congress (WEEC), è un insegnante di scienze naturali alle scuole secondarie di secondo grado, con specializzazione all’insegnamento agli alunni con diverse abilità. È anche una guida ambientale escursionistica, Educatore ambientale e facilitatore di esperienze immersive in connessione con la natura. In questi mesi è impegnato nell’organizzazione di una delle scuole residenziali WEEC, che si terrà a Ischia dal 19 al 22 ottobre 2023.

L’insegnamento di Elisabetta Falchetti

Dopo aver ottenuto l’abilitazione all’insegnamento secondario, Francesco decide di portare le sue attività di sensibilizzazione alle tematiche ambientali sull’isola di Ischia, sua terra natia. È stato l’incontro a Roma con la professoressa di educazione ambientale Elisabetta Falchetti, recentemente scomparsa, che ha spinto Mattera a proiettarsi in questo mondo e portarlo a Ischia. Così, con il suo gruppo di Legambiente comincia a strutturare un gruppo di scuola e formazione, coordinato dall’educatrice ambientale Lilly Cacace che può essere considerata la portabandiera dell’educazione ambientale sul territorio di Ischia.

© Foto di Francesco Mattera

“Come gruppo sul territorio legato all’educazione ambientale ci si pose un interrogativo: l’extracurriculare andava bene, però l’ideale sarebbe stato coniugare questo aspetto complementare all’insegnamento nella fascia curricolare”, spiega Francesco Mattera. Nacque così, grazie al coordinamento di Lilly Cacace, un’idea progettuale con l’Area marina protetta Regno di Nettuno: “Nettuno va a scuola”, che mise in rete enti dell’area marina in primis e tutte quelle scuole che in qualche modo accettavano la presenza degli educatori. Grazie a questa iniziativa, l’educazione ambientale entra a far parte del programma curriculare, inserendo nella didattica momenti di approfondimento legati all’educazione ambientale e al terzo settore.

Secondo Mattera, è fondamentale non ridurre l’educazione ambientale alle sole lezioni frontali: “prima l’approccio deve essere esperienziale, quindi bisogna fare attività pratiche, e poi dopo si può concettualizzare. Questo è l’approccio che abbiamo scelto come attività di educazione ambientale. Le cose che ci restano, belle o brutte, ci sono perché ci hanno lasciato delle emozioni. Per questo le attività pratiche sono molto importanti; poi ovviamente ci deve anche essere un momento di concettualizzazione per arrivare a far sedimentare quello che è stato l’input, sennò l’attività rimane fine a se stessa e non porta al cambiamento”.

Un percorso interdisciplinare per educare all’ambiente

“Quello dell’educatore è un lavoro simile a quello del contadino, che semina ma non è che vede il giorno dopo i frutti del lavoro che ha fatto; ci vuole tempo, cura, e anche se apparentemente non viene fuori niente, magari nel tempo succede qualcosa”, spiega Mattera. Il termine “educare”, dal latino educĕre, significa condurre; l’educazione è la strada maestra che va in direzione delle scuole, che sono fondamentali ma, come sostiene Francesco Mattera, queste non bastano poiché è necessario educare su più livelli, anche quello politico.

“L’educazione ambientale deve diventare una prassi interdisciplinare; fino a qualche anno fa l’educazione ambientale la facevano i professori di scienze. Se invece si riescono a mettere insieme l’aspetto antropologico, filosofico e letterario, viene fuori un lavoro che è sicuramente di valore, ed è proprio quello che deve educare i discenti verso un’idea di pensiero complessivo. Non possiamo delegare la risoluzione dei problemi della nostra società solo alla parte scientifica. Prima di tutto, è una questione di mentalità, e la mentalità si costruisce su tutti i livelli, anche quello politico; la politica viene fatta dalle persone, persone che sono cresciute e si sono formate in un certo modo”.

È fondamentale ritornare al concetto di biofilia

“Quello che sono arrivato a comprendere, avendolo vissuto sulla mia pelle, è che la cosa fondamentale dev’essere tornare al concetto della biofilia, l’amore per la vita, che è un concetto ormai datato”, racconta Mattera.

“Biofilia”, che letteralmente significa “amore per la vita”, è l’innata capacità di rimanere affascinati dagli stimoli naturali senza impiegare alcuno sforzo. Questo termine venne introdotto per la prima volta dallo psicologo tedesco Erich Fromm negli anni Sessanta del secolo scorso, che lo utilizzò per descrivere l’orientamento psicologico dell’essere umano a essere attratto da tutti gli esseri viventi. Il termine “biofilia” venne successivamente ripreso nel 1984 dal biologo statunitense Edward Osborne Wilson. Ragionando in termini evoluzionistici, secondo Wilson, avendo vissuto per la maggior parte del nostro tempo nella natura, abbiamo sviluppato nei nostri geni un legame istintivo con la natura e con tutti gli esseri viventi che la abitano; abbiamo quindi una congenita attrazione verso la vita.

“Ecco, probabilmente oggi lo abbiamo dimenticato. Vivendo molto di più in città, ci siamo disconnessi da questo rapporto primordiale e probabilmente la maggior parte delle problematiche che viviamo oggi – sia in termini di inquinamento, ma anche di benessere personale – entra proprio in un’ottica di dimenticanza della biofilia. Sono convinto che lavorare verso una riattivazione del concetto di biofilia, quindi attraverso le esperienze sensoriali a contatto con la natura, ci possa portare ad amare la vita e la natura e quindi a scegliere nel miglior modo possibile, affinché la natura continui a essere maestra e a darci quello che ci dà, e quindi a guidarci verso la transizione ecologica”, asserisce Mattera.

© Foto di Francesco Mattera

Riconnettersi al presente

Mattera, essendo un facilitatore di esperienze immersive in connessione con la natura, inserisce nei suoi percorsi di educazione ambientale e nel contesto scolastico la pratica della mindfulness: “la mindfulness è vivere il momento presente, che è l’unico momento in cui effettivamente viviamo senza rimembrare il passato e senza proiettarci nel futuro. Vivere il momento presente vuol dire staccare per un attimo il pilota automatico che quotidianamente ci porta altrove tranne che dove siamo ora. Attraverso la mindfulness riusciamo a vivere proprio questo momento e a essere consapevoli del momento che viviamo. Un’altra cosa importante è imparare ad ascoltare prima se stessi, cosa fondamentala per imparare ad ascoltare ed essere più empatici con gli altri. È proprio un’esercitazione: imparare ad ascoltarsi anche per riconoscere il modo in cui reagiamo alle sensazioni e alle emozioni, e quindi per cercare di capire meglio come la natura ci dà emozioni; questo è il lavoro alla base di un processo successivo che va nell’ottica della biofilia”.

Scrive per noi

Federica Benedetti
Federica Benedetti
Ha studiato arte presso l’Accademia Albertina di Belle Arti di Torino e archeologia medievale presso la University of York in Inghilterra. È attualmente studentessa della magistrale di Antropologia Culturale ed Etnologia presso l’Università degli Studi di Torino. Ha pubblicato anche per Lavoro Culturale e la rivista pH.