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La transumanza: un metodo di allevamento sostenibile che mostra un rapporto equilibrato tra gli esseri umani e la natura. Anch’essa ha sentito l’impatto della crisi climatica

| Federica Benedetti

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La transumanza: un metodo di allevamento sostenibile che mostra un rapporto equilibrato tra gli esseri umani e la natura. Anch’essa ha sentito l’impatto della crisi climatica

Il termine “transumanza” si riferisce alla migrazione stagionale del bestiame, ed è una pratica antica che tuttora è considerata il metodo di allevamento più sostenibile, che mostra un rapporto equilibrato tra gli esseri umani e la natura. Ha ispirato molti artisti, tra cui Max Casacci dei Subsonica. A causa della siccità, quest’anno la discesa delle bovine dagli alpeggi è stata anticipata al 24 settembre.

Il termine “transumanza” si riferisce alla migrazione stagionale del bestiame, ed è una pratica antica che ha le sue radici nella preistoria, pratica che tuttora è considerata il metodo di allevamento più sostenibile, che mostra un rapporto equilibrato tra gli esseri umani e la natura. La transumanza è una tradizione molto sentita localmente, e nel tempo è arrivata ad acquisire anche valore e interesse accademico. Infatti, fra il 1979 e il 1989 le vengono dedicati molti convegni, e in generale da tempo questa tradizione ha attirato l’attenzione di diverse discipline.

Anche le scienze sociali si sono interessate alla tradizione della transumanza: il suo paesaggio viene indagato nei termini di paesaggio simbolico e quindi vengono analizzate la dimensione culturale, la memoria storica del territorio, così come il significato che ad esso danno le comunità locali. Allo stesso modo, la transumanza viene indagata come vero e proprio momento di festa e condivisione in cui anche la cultura materiale acquisisce un valore simbolico ed affettivo.

Non sono solo le discipline accademiche ad interessarsi a questa pratica antica: infatti, nel 2019 la transumanza entra a far parte dei Patrimoni Culturali Immateriali dell’UNESCO, conquistando un posto di privilegio tra le tradizioni che più devono essere tutelate. La transumanza assume valore perché non implica solo la salita o la discesa del bestiame agli alpeggi. È molto più di questo: la transumanza è momento di condivisione, tra i pastori e le proprie famiglie, e tra le persone e gli animali, ed acquisisce valore perché c’è una forte attenzione nei confronti degli animali e del territorio: i pastori, infatti, conoscono molto bene il proprio territorio, l’equilibrio ecologico e i cambiamenti climatici.

I suoni della transumanza

La transumanza è un evento sentito, vissuto e tramandato come se fosse una tradizione di famiglia, e di conseguenza anche la sua cultura materiale acquisisce un valore affettivo. La cura che gli artigiani mettono nella realizzazione dei campanacci, per esempio, dimostra quanto non sia solo l’oggetto in sé ad essere importante, ma anche il suono che essi producono. Infatti, questi hanno attirato l’attenzione di molti artisti, tra cui il fondatore di un famoso gruppo musicale torinese: Max Casacci, fondatore dei Subsonica. Infatti, per il suo progetto “Earthphonia”, progetto dedicato ai suoni della natura e presentato alla Road to Cop26 – simulazione della conferenza Onu sul clima – il 24 ottobre 2021, ha dedicato un brano alle montagne, in cui ha inserito i suoni della transumanza così da creare una sinfonia tra le mandrie. Viene dato quindi risalto alla principale caratteristica di questa cultura materiale – il suono – per valorizzare ulteriormente una cultura immateriale – la transumanza – già fonte di grande interesse per la collettività.

Desarpa – la discesa delle bovine dagli alpeggi – anticipata al 24 settembre a causa della siccità

La desarpa, tradizione tipica del Piemonte e della Valle d’Aosta, è il termine con cui viene chiamato il momento finale della transumanza, ovvero il periodo che conclude la stagione estiva delle mucche negli alpeggi e che segna la discesa delle mandrie di bovine a valle, momento che normalmente coincide con il giorno di San Michele (29 settembre). Invece, i primi due momenti che segnano il giorno della slegatura (decorda) – periodo in cui le mucche escono dalle stalle per riabituarsi all’aria aperta – e l’inizio del trasferimento negli alpeggi (enarpa o inarpa), avvengono rispettivamente a maggio e metà giugno.

Quest’anno, tuttavia, la desarpa si è tenuta il 24 settembre a causa della siccità. Infatti, la carenza d’acqua e l’erba secca in alcune zone della Valle d’Aosta hanno aumentato le preoccupazioni degli allevatori: in assenza di erba fresca, gli animali mangiano meno volentieri, e di conseguenza la produzione di latte diminuisce. Le bovine sono inoltre più predisposte a patologie perché l’erba secca non ha abbastanza nutrienti.

Nonostante la desarpa sia un momento di festa e condivisione tra i pastori, gli animali, gli artigiani locali e tutte le persone che si riuniscono per assistere alla discesa delle bovine, quest’anno dovrebbe anche diventare un momento di riflessione nei confronti di un patrimonio che racchiude le memorie e gli affetti di un territorio che, a causa dei cambiamenti climatici, sta mutando, mettendo a rischio questa pratica antica e tutti gli attori che ne fanno parte.

Scrive per noi

Federica Benedetti
Federica Benedetti
Ha studiato arte presso l’Accademia Albertina di Belle Arti di Torino e archeologia medievale presso la University of York in Inghilterra. È attualmente studentessa della magistrale di Antropologia Culturale ed Etnologia presso l’Università degli Studi di Torino. Ha pubblicato anche per Lavoro Culturale e la rivista pH.