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Il lato omicida (e ecocida) del profitto

| MARIO SALOMONE

Tempo di lettura: 2 minuti

Il lato omicida (e ecocida) del profitto

Che sia per disastri, incidenti sul lavoro, inquinamento, il profitto ogni anno uccide decine di migliaia di persone in Italia, milioni nel mondo. È la legge del PIL, che aumenta anche grazie a malattie, catastrofi, delitti, a costo di sofferenze umane, degrado ambientale, ferite alla biodiversità. Abbondano i “delinquenti consapevoli”. Funivia del Mottarone e Wte di Brescia solo l’ultimo esempio.

Non fermare l’impianto è la motivazione che ha provocato, così afferma la Procura di Verbania, la morte di quattordici persone nella tragedia della funivia del Mottarone (sostituta di una precedente più tranquilla e meno pericolosa cremagliera – ma si sa, in Italia le linee ferroviarie vengono tagliate). Questione di profitto.

Più o meno nelle stesse ore emergono le intercettazioni dell’inchiesta che a Brescia ha portato al sequestro della Wte, azienda di trattamento rifiuti, per lo spargimento di rifiuti tossici sui campi. Ridono tra di loro gli imprenditori, per la loro capacità di mentire. Confessa un intercettato, “delinquente consapevole”: «Io ogni tanto ci penso. Chissà il bambino che mangia la pannocchia di mais cresciuta sui fanghi. Sono consapevolmente un delinquente».

Ridevano molti imprenditori (intercettati) alla notizia del terremoto dell’Aquila (grande opportunità per ruspe e imprese edili), ridono, ne sono convinto, stuoli di imprenditori di tutto il mondo di fronte agli scenari apocalittici della catastrofe climatica: affari, business, il riscaldamento globale è una grande opportunità di profitto.

Del resto, già da tempo si fregano le mani le società petrolifere che possono sfruttare giacimenti dell’Artico e le compagnie mercantili che possono usare i passaggi a nordovest e nordest.

Profitto fa omettere le misure di sicurezza nelle fabbriche, dove si ripetono quotidianamente gli incidenti mortali e le invalidità provocate da infortuni gravi. Profitto fa inquinare suoli, acque e aria, seminando morte e malattie tra i lavoratori delle aziende e gli abitanti del loro territorio e devastando l’ambiente.

Profitto fa omettere i controlli e le manutenzioni, pazienza se poi crolla qualche ponte.

Profitto fa chiudere un occhio su discoteche troppo affollate e locali di spettacolo non a norma, costruire alberghi dove non si dovrebbe (Rigopiano), attentare alla salute e all’ambiente con prodotti nocivi, pericolosi o difettosi, evitare limitazioni al traffico automobilistico anche se le città sono camere a gas.

Gli imprenditori tuonano contro la “burocrazia”, chiedendo appalti al massimo ribasso, autorizzazioni facili, subappalti liberi, allentamento delle norme, i decisori politici predicano bene e razzolano male, gli addetti ai controlli chiudono un occhio. Ricatti occupazionali, potenti interessi economici, lobby e clientele, organizzazioni criminali, mass media anche non svolgono il dovuto ruolo di “cani da guardia”, e quando non basta un po’ di corruzione, congiurano per tollerare e coprire (o addirittura facilitare e sfruttare) la furia omicida di Profitto.

Lo sappiamo bene: illegalità, disastri e sofferenze aumentano il PIL, quello ufficiale e quello sommerso.

Scrive per noi

MARIO SALOMONE
MARIO SALOMONE
Sociologo dell'ambiente, giornalista e scrittore, Mario Salomone dirige ".eco" dalla fondazione (1989), è autore di saggi, romanzi e racconti e di numerosi articoli su quotidiani e riviste. Già professore aggregato all'Università di Bergamo, è Segretario generale della rete mondiale di educazione ambientale WEEC, che realizza ogni due anni i congressi del settore.