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Una macchina fotografica corredata di etica e scienza

| Federica Benedetti

Tempo di lettura: 3 minuti

Una macchina fotografica corredata di etica e scienza

Sharon Vanadia usa la macchina fotografica come strumento di ricerca e conoscenza. Perché è importante che i fotografi naturalistici abbiano una formazione scientifica: il fotografo naturalistico ha il compito di rispettare e insegnare a rispettare il mondo naturale. Per questo motivo è importante che abbia una formazione scientifica, altrimenti il rischio è che diventi nocivo per l’ambiente.

(In copertina Lince iberica © Sharon Vanadia)

Sharon Vanadia, biologa e fotografa naturalistica

Il linguaggio fotografico ha il potere di avvicinare le persone al soggetto delle foto. Nello specifico, la fotografia naturalistica è un genere fotografico che cerca di catturare e rappresentare la narrazione del mondo naturale e della sua biodiversità e di portarlo davanti agli occhi del suo pubblico.

Il fotografo naturalistico ha non solo il compito di avvicinare le persone a questo mondo, ma ha innanzitutto il compito di rispettarlo. Infatti, senza una formazione scientifica, la fotografia naturalistica rischia di diventare nociva per l’ambiente.

Un esempio di come la scienza e il linguaggio fotografico possano collaborare per sensibilizzare le persone al rispetto del mondo naturale viene da Sharon Vanadia, biologa e fotografa naturalistica, che dopo la laurea magistrale in biodiversità e gestione degli ecosistemi ha deciso di intraprendere la carriera di fotografa naturalistica. Durante la formazione universitaria, le studentesse e gli studenti di biologia fanno ricerca sul campo, attraverso le escursioni che li portano a esplorare diversi luoghi e a studiare da vicino la loro biodiversità. Durante questa fase di ricerca, Vanadia utilizzava la macchina fotografica come strumento per osservare meglio le specie, e piano piano si è resa conto che il linguaggio fotografico serviva per comunicare qualcosa di importante.

Il bisonte europeo e la lince iberica

Un secolo fa il bisonte europeo (Bison bonasus), il mammifero terrestre più grande in Europa, fu sterminato nelle pianure dell’est Europa. Era una specie già a rischio, presente solo in quelle pianure, il cui sterminio causato dal bracconaggio vide la sua scomparsa definitiva. Rimasero solo pochi esemplari in cattività, e i primi tentativi di reintrodurlo in natura cominciarono proprio da quei luoghi. Nell’est Europa la reintroduzione del bisonte europeo ebbe successo, cominciando anche ad attirare turisti in zone che prima non erano frequentate.

Bisonte europeo © Sharon Vanadia

“Tantissime persone non sanno che esiste il bisonte in Europa, e attraverso le mie foto comunico a persone che non hanno la possibilità di viaggiare l’importanza di questo animale, e soprattutto che questo animale è vicino a noi. In più, attraverso la fotografia si possono comunicare comportamenti animali che, se catturati con foto o video, possono diventare uno strumento potentissimo per sensibilizzare le persone al mondo naturale”, racconta Vanadia.

Nel 2002 la lince iberica (Lynx pardinus) è stata dichiarata il felino più minacciato nel mondo. Per fortuna, negli ultimi anni sono nati diversi progetti che mirano al recupero e alla riproduzione di questa specie. In uno dei suoi viaggi in Spagna, Vanadia ha avuto la possibilità di incontrare e di fotografare una lince iberica insieme ai suoi cuccioli: “è stata un’emozione, soprattutto perché questo incontro ci ha permesso di condividere le foto tramite i social e di insegnare e comunicare a chi ci segue quante minacce debba affrontare la biodiversità”.

Lince europea © Sharon Vanadia

Fotografia e scienza

Vanadia organizza dei workshop per avvicinare le persone alla fotografia naturalistica e al mondo naturale che essa rappresenta. La prima lezione teorica consiste nell’introdurre le basi della fotografia, dell’etica della fotografia naturalistica e della biologia degli animali che i partecipanti andranno a fotografare durante i giorni di formazione. Per questo tipo di fotografia è necessaria una conoscenza approfondita della natura: infatti, il confine tra fotografare e disturbare l’animale è molto sottile perché si possono interrompere dei comportamenti importanti per l’animale o si può alterare il suo habitat. Durante i suoi workshop, Vanadia ha notato che “da parte dei partecipanti c’è l’interesse di fare foto per poter comunicare qualcosa di importante. Non c’è quindi solo un interesse artistico, ma anche un’esigenza di comprendere la natura”.

Scrive per noi

Federica Benedetti
Federica Benedetti
Ha studiato arte presso l’Accademia Albertina di Belle Arti di Torino e archeologia medievale presso la University of York in Inghilterra. È attualmente studentessa della magistrale di Antropologia Culturale ed Etnologia presso l’Università degli Studi di Torino. Ha pubblicato anche per Lavoro Culturale e la rivista pH.