Wayuu in trappola nell’Alta Guajira
Al confine tra Colombia e Venezuela, nel deserto dell’Alta Guajira, vive la popolazione indigena piú numerosa del territorio colombiano, i wayuu. Non sono cittadini di nessuna nazione perché non riconoscono questi confini. Assediati dai traffici di petrolio, droga e minerali intentano resistere alle lusinghe del consumismo.
Tesi: Anime in pace: l’istinto di sopravvivenza sempre fa una scelta ponderata tra paura e curiosità!
A volte è difficile trovare la risposta ad una domanda semplicemente perché non è stata formulata nel modo corretto.
Nel mio ultimo viaggio sono entrata a contatto con la popolazione indigena più numerosa della Colombia, i wayuu. Del loro territorio che si espandeva dalla Sierra Nevada di Santa Marta a Maracaibo (Venezuela) resta la zona caraibica dell’alta e media Guajira colombiana fino a Zulia (Venezuela). Essendo le prime fonti scritte a riguardo, le cronache spagnole li descrivono come “nomadi cacciatori e pescatori dai principi cosmogonici”.
Oggi la maggior parte è sedentarizzata in insediamenti di famiglie estese chiamati rancherías, concentrate nelle vicinanze delle poche città isolate nel deserto guajiro; territorio che in un lontano passato ospitava fauna e flora della foresta tropicale.
Tra i cambiamenti nelle dinamiche socio-culturali, negli ultimi 50 anni è aumentata la dipendenza dall’economia locale
Secondo la Organización Nacional Indígena de Colombia il 12.2% dei wayuu vive in zone urbane, unico dato disponibile che risale al 2005 e che probabilmente è incrementato notevolmente. Interessante sarebbe avere informazioni sul numero effettivo dei wayuu che lavorano nella miniera di carbone del Cerrejón o in una di quelle illegali, nel porto marittimo o per le compagnie petrolifere. Queste rappresentano il 70% delle fonti di ingresso per ottenere più o meno legalmente un prodotto di scambio universalmente riconosciuto, i soldi, le stesse che stanno contaminando e sfruttando le risorse naturali della zona (teoricamente i soli mezzi di sussistenza delle popolazioni indigene).
Stile monologo del pazzo di Train de vie, mi chiedevo come fosse possibile che non scappassero in massa, lontano da quel posto. Non riuscivo a tarare il presente in funzione di quello che realmente è un processo di cambiamento pluricentenario. Ipnotizzata dalle onde di calore all’orizzonte sento uno strattone: Maria mi ha presa al guinzaglio e riassettata.
Maria, ecosistema: il deserto
Sono convinta che Maria sia il prototipo perfetto di come dovrebbe essere un cane. Senza conoscermi, seguendo gli ordini di colui che lei considera il capo, ha accettato il passaggio totale dei poteri e degli ordini nelle mie mani. Ubbidiente, attenta e con una formidabile adattabilità. Caratteristiche importanti per poter sopravvivere nell’Alta Guajira, totalmente dimenticata dallo Stato dove si vive di contrabbando di benzina, droga e minerali. Lo sfruttamento intenso delle risorse naturali contribuisce ad esacerbare la desertificazione e l’erosione del suolo che, con gli effetti del cambiamento climatico, perde la sua capacità di assorbimento quando soggetto a piogge intense oramai difficili da prevedere.
Il contesto sta diventando sempre più inospitale alla vita, raggiungendo livelli di miseria estrema proprio al bordo di una strada trafficata da 4×4 piene di turisti, acqua e cibo.
Osservando Maria in mezzo al deserto di fronte alle capre notavo che le sue reazioni erano governate principalmente da un bilanciamento tra curiosità e paura. A volte la curiosità era talmente forte da correre il rischio e scattare come una molla, altre volte la paura era tale da rinunciare a priori all’inseguimento. I suoi pensieri fluivano nell’aria più o meno così:
L’istinto di sopravvivenza negli esseri viventi si può vedere espresso come un processo ma anche come risultato di ogni singola parte. Ciascun individuo costantemente compie delle scelte più o meno coscientemente.
Valutando quindi X fattori com’è possibile che nel 2020 la bilancia di un wayuu tenda a preferire una vita senza beni di prima necessità al posto della fuga verso le comodità che gli transitano di fronte? Come può essere accettata una vita resa misera dalla contaminazione occidentale in cambio dei benefici di un’etichetta etnica?
Quelli che al giorno d’oggi chiamiamo wayuu sono persone intrappolate nella lotta tra gli approfittatori senza scrupoli, i parassiti della società, i pentiti in fase di redenzione ed i puri difensori delle realtà infinite ed alternative di vita.
E qui dentro ci entriamo tutti quanti.
Per la serie “Il manuale di convivenza uomo-ambiente. Ovvero le istruzioni da seguire quando ci sentiamo spaesati nel nostro stesso pianeta” LEGGI ANCHE Tesi: Quando la naturale evoluzione biologica non coincide con quella culturale… scappiamo!
Scrive per noi

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Flavia Napoletano, biologa ambientale specializzata in gestione del rischio presenta "Il manuale di convivenza uomo-ambiente" dove sviscera dinamiche socio-ambientali, adattamenti in corso e riflessioni tramite storie di incontri e ricerche direttamente dall'America latina. Ha trascorso un anno come servizio civilista in Perù investigando riguardo la percezione del rischio ambientale in comunità native amazzoniche, ed attualmente si trova in Colombia in un progetto di riduzione di disastri ambientali.
Collabora con il segretariato permanente della rete mondiale WEEC.