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La lotta alla pandemia fa rima con ecologia. Nessuna tregua alle pandemie se continua il disastro ambientale.

| MARIO SALOMONE

Tempo di lettura: 5 minuti

La lotta alla pandemia fa rima con ecologia. Nessuna tregua alle pandemie se continua il disastro ambientale.

Crescono le conferme sul rapporto Coronavirus-crisi ecologica e salute-ambiente. per salvarci dal Covid-19 dobbiamo salvare gli equilibri del Pianeta. La battaglia per il clima è una battaglia innanzitutto per il genere umano. La riposta alla domanda che molti si stanno ponendo (“Perché?) in alcuni articoli. Vediamo insieme cosa scrivono, ad esempio, Avvenire, Famiglia cristiana, il Manifesto e Le Monde diplomatique.

Questo articolo fa parte del Dossier speciale Coronavirus, su cui la rivista “.eco” ha aperto il dibattito, con un focus particolare sul rapporto ambiente-salute-educazione ambientale

La voce dell’ambiente deve farsi più forte e conquistare di più i notiziari, le prime serate e ovviamente anche le politiche, soprattutto quelle a lungo termine che dovranno rimediare alla catastrofe Coronavirus.
Come andiamo ripetendo su questo sito, le cause della attuale pandemia (cui prima o poi ne seguiranno purtroppo altre) e del drammatico impatto in termini di vite umane sono da attribuirsi in gran parte ai danni ambientali.
Alla domanda che molti si stanno ponendo, ovvero “Perché?”, perché tanta rapidità di contagio, perché in tutto il mondo, perché con tanti morti, è semplice e insieme difficile da accettare. Semplice perché gli effetti dell’Antropocene crescono esponenzialmente (e dunque crescono anche esponenzialmente le minacce per l’umanità). Difficile da accettare perché la cura non il cambiamento temporaneo del placebo “Passerà”, “Andrà tutto bene”, ma è un cambiamento profondo e permanente di tutto un paradigma di pensiero e di modello di produzione e di consumo. Più facile credere al complottismo, o correre dietro alle fake news o aspettare la cura o il vaccino miracoloso che ristabilirà finalmente il dominio dell’uomo sulla Natura (qui matrigna, nelle sembianze di un invisibile virus).

I disastri dell’Antropocene

Il salto di specie del Covid-19 trova praterie sconfinate da un lato nel degrado ambientale e dall’altro in difese immunitarie abbattute dall’inquinamento e dagli stili di vita che moltiplicano le patologie che rendono indifesi e fragili di fronte alla malattia.
Come scrive “Avvenire” del 18 marzo, “Con questo clima nel mondo i virus non ci daranno tregua”. È l’effetto dell’Antropocene, che alimenta anche l’attuale emergenza virale.
Lo stile di vita occidentale, scrive Gianluca Schinaia sul quotidiano della CEI, favorisce le epidemie, che fanno registrano i problemi maggiori dove lo smog è più alto. Così è stato in Cina nell’inquinata provincia dell’Hubei e così è in Italia nella inquinatissima Pianura Padana. Lo conferma uno studio della Società italiana di medicina ambientale (Sima) con le Università di Bari e di Bologna, che «ha dimostrato che il particolato atmosferico, il Pm10, accelera la diffusione dell’infezione di Covid–19: le alte concentrazioni di polveri fini a febbraio in Pianura Padana hanno dato un’accelerazione anomala all’epidemia, soprattutto nelle zone focolaio».
Avvenire” ricorda inoltre che già nel 2016 il programma delle Nazioni Unite per l’ambiente nel rapporto “Frontiers 2016” segnalava che le zoonosi (malattie trasmesse dagli animali all’uomo) «sono in aumento, mentre le attività antropiche continuano a innescare
distruzioni inedite degli habitat selvatici (…) e minacciano lo sviluppo economico, il benessere animale e umano e l’integrità degli ecosistemi».

Una parentesi tragica che può innescare un’opportunità concreta

La conclusione di Gianluca Schinaia è pienamente condivisibile: «Questa pandemia è una parentesi tragica che può innescare un’opportunità concreta, un’occasione epocale per vincere le grandi sfide del nostro tempo e le principali concause dell’attuale pandemia di coronavirus. Che sono fondamentalmente climatiche e ambientali».
Su “Famiglia Cristiana” (17 marzo) Grammenos Mastrojeni e Fiorella Belpoggi avvertono: «è iniziata l’era della natura ammalata». Grammenos Mastrojeni, diplomatico, è coordinatore per l’eco-sostenibilità della Cooperazione allo sviluppo, Fiorella Belpoggi è direttrice scientifica del Centro di Ricerca sul Cancro “Cesare Maltoni” del prestigioso Istituto Ramazzini di Bologna. La dottoressa Belpoggi è nota per gli studi sul rischio cancerogeno di agenti presenti nell’ambiente di vita e di lavoro. È grazie all’Istituto Ramazzini che nel 2011 il tribunale di Baltimora ha condannato la Exxon Mobil al risarcimento miliardario dei cittadini di Jacksonville, nella contea di Baltimora, Maryland (USA).
«Non si può rigorosamente affermare – scrivono Mastrojeni e Belpoggi – che proprio COVID-19 sia causato dal degrado ambientale, così come non si può asserire che uno specifico ciclone sia causato dal riscaldamento globale. Ma possiamo notare che sono parte di una tendenza statistica che suggerisce, ad esempio, che AIDS ed Ebola siano entrati nel circuito umano grazie al nostro rapporto distruttivo con le foreste, o che il prossimo invincibile Super batterio nascerà in uno di quegli allevamenti crudeli ove si stipano animali, imbottendoli di antibiotici fino ad incubare la resistenza a qualsiasi farmaco. E non è un problema in più rispetto al clima o alla drammatica perdita di biodiversità; è lo stesso problema perché ha come causa gli stessi errori dell’uomo».
Non è una vendetta morale, osservano: «la natura entra in degrado con le diseguaglianze, perché ha raggiunto il proprio equilibrio distribuendo equamente le proprie energie, attraverso milioni di anni di adattamento».

“La salute è anche quella dell’ambiente”

Sul “Manifesto” del 17 marzo l’infettivologo di fama mondiale Aldo Morrone, direttore scientifico dell’Ospedale San Gallicano di Roma e pioniere della cura di malati di tutto il mondo, afferma che il salto di specie è provocato «dalla devastazione del nostro habitat: alterazioni climatiche, aumento della popolazione, distruzione delle condizioni naturali. Lo abbiamo visto con l’Hiv, con la Sars e adesso. Dobbiamo pensare che la salute è anche quella dell’ambiente. In questo caso potrebbe essere favorito dal fatto che un miliardo e mezzo di persone è costretto a vivere in uno spazio troppo ristretto a contatto con gli allevamenti».
«Sono cresciuto con il rischio della guerra nucleare – commenta -, adesso l’umanità non riesce a rendersi conto che l’attenzione al pianeta deve essere la stessa che noi medici abbiamo per il corpo umano. I virus del resto sono presenti da milioni di anni sul nostro pianeta». E invita a partire dalle fasce più marginali perché sono quelle più a rischio, ricordando nel mondo sono in corso almeno tre guerre violente: in Libia, Yemen e Siria. «Se ci fosse una vera volontà di contrasto dell’epidemia bisognerebbe partire dall’immediato stop delle guerre, immediato riconoscimento del diritto alla mobilità dei migranti e dei rifugiati, in sicurezza».

Contro le pandemie, l’ecologia

“Contro le pandemie, l’ecologia”, infine, è il titolo di un articolo, uscito su “The Nation” e ripreso da “Le Monde diplomatique” di marzo (si può leggere la traduzione sull’edizione italiana curata dal “Manifesto”).

L’autrice è Sonia Shah, che sul tema ha scritto libri come “Pandemic: Tracking Contagions, from Cholera to Ebola and Beyond”, Sarah Crichton Books, New York 2016, e “The Next Great Migration: The Beauty and Terror of Life on the Move”, Bloomsbury Publishing, Londra, pubblicazione prevista per giugno 2020.
La nostra crescente vulnerabilità alle pandemie, avverte Sonia Shah, «ha una causa più profonda: la distruzione sempre più veloce degli habitat». A dispetto degli articoli che, con tanto di corredo fotografico, indicano la fauna selvatica come il punto di partenza di epidemie devastanti, commenta «è un errore credere che questi animali siano particolarmente infestati da agenti patogeni letali pronti a contagiarci». Il problema è un altro: con il dilagare della deforestazione, dell’urbanizzazione e dell’industrializzazione, abbiamo dato a questi microbi che vivono tranquilli in quei corpi, i mezzi per arrivare fino al corpo umano e adattarsi.
Avendo deforestato un’area grande come l’intera Africa (lo denunciava nel 2015 Monbiot) abbiamo incrementato un processo iniziato già con la rivoluzione agricola del Neolitico («dobbiamo il morbillo e la tubercolosi alle mucche, la pertosse ai maiali e l’influenza alle anatre. Questo processo è continuato durante l’espansione coloniale europea»).
Conclude Sonia Shah: «le epidemie ci saranno risparmiate solo se saremo tanto determinati a cambiare le nostre politiche quanto lo siamo stati a sconvolgere la natura e la vita animale».

Scrive per noi

MARIO SALOMONE
MARIO SALOMONE
Sociologo dell'ambiente, giornalista e scrittore, Mario Salomone dirige ".eco" dalla fondazione (1989), è autore di saggi, romanzi e racconti e di numerosi articoli su quotidiani e riviste. Già professore aggregato all'Università di Bergamo, è Segretario generale della rete mondiale di educazione ambientale WEEC, che realizza ogni due anni i congressi del settore.