L’Italia in piazza per il clima
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La manifestazione del 15 marzo ha visto una grande partecipazione con quasi 200 città italiane coinvolte. E per strada non solo giovani a chiedere il risveglio della politica contro i cambiamenti climatici.
“Fridays for Future”. Questo lo slogan dei presidi indetti dalla giovane attivista Greta Thunberg che ha iniziato a protestare, scioperando da scuola ogni venerdì, per chiedere agli Stati nuove scelte economiche contro la minaccia globale del clima che cambia.
L’attenzione che ne è risultata ha fatto in modo che Greta potesse parlare durante la Conferenza delle Parti sul Clima (COP24) dello scorso dicembre in Polonia. Pronunciando un discorso che è rimasto nella memoria di molti: «Il mio nome è Greta Thunberg, ho quindici anni e vengo dalla Svezia. Molte persone dicono che la Svezia è solo un piccolo Paese e non importa quel che facciamo. Ma ho imparato che non sei mai troppo piccolo per fare la differenza. E se alcuni ragazzi ottengono attenzione mediatica internazionale solo perché non vanno a scuola per protesta, immaginate cosa potremmo fare tutti insieme, se solo lo volessimo veramente».
Così è nato l’evento mondiale del 15 marzo, che ha visto coinvolte circa 200 città italiane e migliaia di persone mobilitate.
Le manifestazioni
A Milano c’è stato un cambio di percorso per il corteo degli studenti. «Eravamo troppi, più di centomila, siamo arrivati in piazza Duomo perché in piazza Scala non ci stavamo», hanno spiegato gli organizzatori. Almeno seimila, secondo le stime della Questura, le persone che hanno partecipato a Roma. Il corteo e’ partito dal Colosseo e ha percorso via dei Fori imperiali, arrivando a fianco dell’Altare della Patria. Flash mob in piazza Palazzo di Città, davanti al Municipio, per Torino. I giovani hanno fatto suonare in contemporanea mille sveglie per ricordare a tutti che “non c’è più tempo”. Circa diecimila manifestanti in piazza Santa Croce a Firenze, quasi seimila a Bari. Ad aprire il corteo barese sono stati i piccoli allievi dell’istituto comprensivo “Massari – Galilei”, seguiti da adolescenti, universitari e pensionati provenienti dai paesi limitrofi. A Genova migliaia di ragazzi hanno scandito il grido “Facciamo come Greta!” per testimoniare l’impegno nei confronti del pianeta. Mentre a Taranto lo sciopero del clima ha assunto un significato ancora più forte e in prima fila si trovavano anche i genitori di tanti bambini morti di tumore, con i visi dei loro figli stampati sulle magliette.
Gli slogan
In molte città c’era un sole primaverile ed il clima è stato allegro e festoso. I ragazzi delle scuole, gli universitari, le famiglie e molti insegnanti hanno sfilato senza simboli politici, soltanto con striscioni e cartelli per chiedere un cambio di rotta sulle politiche ambientale e sullo sviluppo sostenibile. Frequenti le scritte: “Ci avete rotto i polmoni”, “Basta inquinare”, “Rispetto degli accordi di Parigi”, “Pil Stop”, “No planet no party”, accompagnate dai cori “Consumare meno, consumare meglio”.
«Sapevamo già dell’emergenza clima, ma Greta Thunberg ci ha spinti a mobilitarci”, spiega Alessandro, studente di terza media. E lo stesso dicono gli altri ragazzi in corteo: «Conoscevamo il problema, ne parlavamo, ma prima di Greta non pensavamo di attivarci».
Azioni, buone pratiche quotidiane ed attenzione mediatica nei riguardi del problema. Questi gli unici “cambiamenti” che la mobilitazione del 15 marzo ha voluto creare.
«Governi agite, il tempo sta scadendo. Oggi siamo scesi in piazza per chiedere una sola cosa: di avere un futuro», gridano al megafono le nuove generazioni che temono proprio di non avere più questo tempo.
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