Sommersi da un mare di plastica
Cresce l’attenzione per l’inquinamento da plastica di mari e oceani. Parte da Torino una mostra (“Ocean plastic lab”) che toccherà Parigi, Washington, Bruxelles e Berlino. E da Milano un allarme: a bordo della plastica viaggiano anche le specie invasive
Si tratta di una iniziativa promossa dal Ministero Federale dell’Educazione e della Ricerca della Germania, in collaborazione con il Consorzio Tedesco per la Ricerca Marina (Konsortium Deutsche Meeresforschung, KDM) e con il supporto della Commissione Europea. Allestita in container per facilitarne il trasporto e l’allestimento in spazi pubblici (la visita è gratuita) e la partecipazione di ricercatori e organizzazioni di vari paesi (per l’Italia l’Università di Siena e Legambiente), ha lo scopo di sensibilizzare al sempre più grave inquinamento marino da parte di plastiche piccole e grandi.
Tutti i nostri avanzi plastici dalle bottiglie di plastica ai bicchieri di caffè, dai giocattoli ai sacchetti di plastica abbandonati sulle spiagge che arrivano nei mari creano un grande danno alla flora e fauna marina, ha spiegato la coordinatrice scientifica del progetto, Julia Schnetzer, alla presentazione avvenuta nella sede del Consiglio regionale del Piemonte: quelli che chiamiamo rifiuti “marini” sono in realtà rifiuti “terrestri”, che arrivano al mare dall’interno dei continenti, portati dai fiumi. Per formare enormi isole di plastica, finire nella catena alimentare o – come ha raccontato Serena Carpentieri, responsabile campagne Legambiente – sulle spiagge, dove in occasione della campagna “Puliamo il mondo” si trovano mediamente 700 rifiuti ogni 100 metri di spiaggia.
8 milioni di tonnellate di plastica in mare, ma poca attenzione dai politici
Beppe Rovera, per 25 anni conduttore di “Ambiente Italia” (ora anch’essa chiusa dalla RAI come altre trasmissioni sull’ambiente) ha sottolineato come l’iniziativa di “Ocean plastic lab” nasca da un governo, mentre nel Parlamento italiano giace ancora in attesa di approvazione una proposta di legge per la messa al bando delle microplastiche. Insensibilità dei politici e/o forza delle lobby?
Sono probabilmente circa 8 milioni le tonnellate di plastica che ogni anno finiscono nei mari. Nelle stesse ore della conferenza stampa di Torino, a Milano, al WWF Milano Hub, Nikolai Maximenko e Jan Hafner dell’International Pacific Research Center delle Hawaii, due fra i più importanti scienziati al mondo che studiano gli ambienti marini, illustravano “le rotte della plastica” negli Oceani (usando satelliti, boe galleggianti, osservazioni in mare aperto, mappe delle correnti marine, delle maree e dei venti, ecc.), in un incontro promosso da Bio-on. Gli studi, finora condotti nell’Oceano Pacifico, verranno presto estesi al mar Mediterraneo grazie al supporto di Bio-on.
Tra i vari danni provocati all’ambiente marino, ricordano i due ricercatori dell’Università delle Hawaii, i residui di plastica che galleggiano nei mari si trasformano in pericolosi vettori per il trasporto di specie animali aliene da una parte all’altra del globo. Centinaia di varietà caratteristiche del Giappone orientale, alcune delle quali potenzialmente invasive, ad esempio, sono state trovate sui residui di un’imbarcazione spinta dalle correnti sulle coste dell’Oregon, negli Stati Uniti.
Scrive per noi

- Sociologo dell'ambiente, giornalista e scrittore, Mario Salomone dirige ".eco" dalla fondazione (1989) e la rivista scientifica "Culture della sostneibilità" (fondata nel 2007), è autore di saggi, romanzi e racconti e di numerosi articoli su quotidiani e riviste. Già professore aggregato all'Università di Bergamo, è Segretario generale della rete mondiale di educazione ambientale WEEC, che realizza ogni due anni i congressi del settore, e fa parte del Consiglio di amministrazione della Fondazione Aurelio Peccei, sezione italiana del Club di Roma.
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