Conrad, indagatore del lato oscuro della vita e della storia
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Ricorre nel 2024 il centenario della morte di Conrad. Polacco di origine, inglese di elezione, racconta storie di formazione, coraggio e anche di violenza coloniale
Molti giornali in questi giorni hanno ricordato Conrad (1857-1924) in occasione del centenario della sua morte (il 3 agosto 1924).
Ha scritto Goffredo Fofi su “Internazionale” che “certamente va letto e riletto, e i suoi romanzi non possono che inquietarci come la prima volta che li si leggono. Inquietarci, provocarci, costringerci a fare i conti con i mali del mondo, della storia, dell’essere umano, della natura”.
Complesso, controverso, con un fondo di pessimismo, ci conduce (ha scritto Roberto Carnero su “Avvenire”) alle origini del male.
Il suo vero nome era Josef Teodor Konrad Korzeniowski. Era infatti di famiglia polacca ed era nato in Ucraina. Il padre, patriota antizarista (la Polonia a quel tempo era spartita tra Russia, Prussia e Austria), fu deportato, la madre morì per i patimenti. Affidato alle cure dello zio Tedeusz, il giovane Conrad si appassionò alla geografia e ai viaggi di mare. Nel 1874, diciassettenne, riuscì a stabilirsi a Marsiglia e a realizzare il suo sogno, diventando marinaio.
In seguito si trasferì in Inghilterra, vi trovò altre occasioni di imbarco, imparò la lingua sulle navi e (bene) sui classici inglesi, prese il brevetto di capitano di lungo corso nella marina mercantile e nel 1886 ottenne anche la cittadinanza britannica. Navigò a lungo sui mari dell’Estremo Oriente. Nel 1890 ebbe invece un comando di tipo molto diverso: un battello fluviale della società belga colonizzatrice del Congo. Fu per Conrad un’esperienza durissima, che ne minò la salute.
Nel 1895 il successo del suo primo libro, La follia di Almayer, gli permise di lasciare la navigazione per l’attività di scrittore, scoperta grazie agli sforzi fatti per migliorare la conoscenza di una lingua non sua, ma appresa così bene da fare di Conrad uno dei maggiori scrittori di tutta la letteratura inglese.
Tra le sue opere successive: Il negro del Narciso (1898), Lord Jim (1900), Cuore di tenebre (1902), Tifone (1903), Nostromo (1904), L’agente segreto (1907), La linea d’ombra (1917).
Cuore di tenebra, l’opera più emblematica
Il romanzo di Conrad forse più noto e emblematico è il racconto di un viaggio affascinante alla scoperta di un terra esotica e misteriosa e alla ricerca di un eroe assente.
Il lungo racconto, o romanzo breve, fu scritto da Conrad tra il 1898 e il 1899, ispirato ad una esperienza autobiografica: nel 1890 l’autore venne assunto dalla società belga per lo sfruttamento dell’alto Congo, con la promessa del comando di un vaporetto fluviale. Raggiunto l’allora possedimento personale del re del Belgio (sottopcomo a uno dei sistemi di oppressione coloniale più avidi e feroci che si siano visti), compì un viaggio di oltre duemila miglia lungo il corso del grande fiume africano, a bordo del Roi des Belges. Poiché l’incarico promessogli tardava a concretizzarsi, Conrad fece ritorno in Europa. Aveva potuto comunque rendersi conto della crudeltà del dominio coloniale e conoscere personaggi che gli avrebbero ispirato la figura di Kurtz.
Un credibile scenario coloniale
Nel romanzo, un io narrante riferisce il racconto, anch’esso in prima persona, del protagonista della vicenda: il marinaio Marlow, nominato capitano di un vaporetto.
Joseph Conrad descrive un credibile scenario coloniale in Heart of Darkness. Siamo agli inizi del romanzo. Marlow racconta i primi momenti della missione che lo porterà nel Congo, fino a incontrare il misterioso Kurtz….
Costeggiando l’Africa, Marlow vede stabilimenti coloniali vecchi di secoli, vede sbarcare soldati e doganieri (per imporre gabelle), tocca stazioni commerciali con nomi “che sembravano appartenere a un qualche sordida farsa recitata davanti a un fondale sinistro”, vede una nave da guerra francese “a far fuoco entro un continente” con i cannoni da sei pollici. Luoghi dove aleggia l’allegra “danza della morte e del commercio”.
Sbarcato, Marlow troverà scene di devastazione, neri assassinati, uomini incatenati, lavoratori moribondi (“Forme nere stavano accovacciate, distese, sedute fra gli alberi, appoggiate ai tronchi, abbarbicate alla terra, metà in risalto, metà obliterate entro la penombra, in tutti gli atteggiamenti del dolore, dell’abbandono, e della disperazione”).
In Congo vede i danni provocati dalla costruzione di una ferrovia, dei neri costretti ai lavori forzati, gruppi di ammalati e moribondi, attraversa per centinaia di chilometri luoghi solitari e desolati, imbattendosi in cadaveri di indigeni uccisi dai bianchi o morti per gli stenti.
A Kinshasa deve attendere il battello che gli è stato affidato venga riparato. Sente parlare del misterioso Kurtz. Finalmente inizia la navigazione sul fiume, alla volta della stazione commerciale diretta da Kurtz. Il viaggio dura due mesi. Superato un attacco che provoca la morte del timoniere, la spedizione giunge alla meta. Kurtz, ammalato, non vorrebbe farsi portare via e le tribù della zona tentano di impedire la partenza di quello che per loro è un capo amato e obbedito. Marlow riesce a farlo imbarcare, ma durante il viaggio di ritorno Kurtz muore. Tornato in Europa, va a far visita ad una ragazza, la promessa sposa di Kurtz che, disperata, continua a vivere nel ricordo dell’uomo che amava.
Mentendole, le dice che Kurtz è morto pronunciando il suo nome.
La realtà della colonizzazione
Nel 1977 il regista Francis Ford Coppola si ispirò a Cuore di tenebre per il film Apocalypse Now, ambientando la vicenda nel Vietnam, al tempo della guerra lì affrontata dagli Usa. L’attore Marlon Brando impersonava la figura di Kurtz.
L’io narrante è un randagio che rammenta il suo addentrarsi nel cuore dell’Africa, lungo il fiume Congo, simile a un immenso serpente srotolato che si incurvava nelle lontananze su per una vasta regione. Cuore di tenebra è senz’altro un viaggio verso un mondo diverso, rimasto intatto e primitivo, dove le leggi della natura si esprimono con la forza, la violenza e la poesia che sono ormai sconosciute all’uomo civilizzato; costui di fronte agli indigeni è preso dallo sgomento e si proietta nella notte dei tempi, all’alba della storia.
In questo viaggio Marlow ha anche modo di scoprire la vera realtà della colonizzazione europea nel continente africano, che proprio nella seconda metà dell’Ottocento assume proporzioni ignote fino a quel momento e vede impegnate, sull’onda anche dell’entusiasmo destato dalle scoperte dei grandi viaggiatori, seppure a livelli diversi, tutte le nazioni dell’Europa, Italia compresa.
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- Sociologo dell'ambiente, giornalista e scrittore, Mario Salomone dirige ".eco" dalla fondazione (1989), è autore di saggi, romanzi e racconti e di numerosi articoli su quotidiani e riviste. Già professore aggregato all'Università di Bergamo, è Segretario generale della rete mondiale di educazione ambientale WEEC, che realizza ogni due anni i congressi del settore.
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