Giorgio Ruffolo, o lo sviluppo della coscienza
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Un ricordo di Giorgio Ruffolo (1926-2023) di chi è stato suo collega. Ministro dell’ambiente in tre governi, Ruffolo spiccò per competenza e capacità in un ministero in cui sono passati molti Attila.
Saggista acuto e fine economista, tra i suoi libri, Lo sviluppo dei limiti e Il capitalismo ha i secoli contati, un lasso di tempo molto piccolo, ma che potrebbe non bastare a salvare l’umanità dalla catastrofe.
Alla morsa dell’insostenibilità dobbiamo sottrarci molto prima.
Per quanto tanti possano essere non sembrano mai troppi gli anni di una persona che se ne va “all’improvviso”. È questo che ho pensato quando ho saputo della morte di Giorgio Ruffolo. Persona che ho molto amato, come uomo, come economista e come professore.
Come professore l’ho conosciuto alla istituenda Università Gabriele d’Annunzio nel 1970 dove, nella Facoltà di Scienze Politiche, ero stato chiamato l’anno prima ad occupare un posto di incaricato di Geografia politica ed economica. Restava, però, da coprire anche un altro insegnamento, quello di Politica economica e finanziaria, che – a mia insaputa – mi fu assegnato. Ma solo per un anno perché mi avrebbe sostituito niente di meno che Giorgio Ruffolo.
Fu una conoscenza “di passaggio”, per così dire, ma di quelle che ti fanno vantare dicendo “l’ho conosciuto”.
Una conoscenza approfondita nella lettura dei suoi scritti
Tuttavia, la “conoscenza” si è poi approfondita nella lettura dei suoi scritti. Per le mie competenze uno in particolare (Lo sviluppo dei limiti. Dove si tratta della crescita inventata, 1994, i cui giocava sul titolo dell’edizione italiana del celebre rapporto del MIT al Club di Roma, recentemente ripubblicato con la traduzione corretta di “limiti alla crescita”) ha fornito spunti ed occasioni di studio ed approfondimento. E mica solo per me. Perché quando Ruffolo scriveva che “Sviluppare limiti alla crescita significa promuovere nuove forme di sviluppo senza limiti. (…) La biforcazione di fronte alla quale ci troviamo ci pone non il dilemma tra crescere e non crescere, ma quello tra due tipi di ‘sviluppo’. Lo sviluppo della potenza – è questo che chiamiamo crescita – e lo sviluppo della coscienza. È questo che vorremmo chiamare, più propriamente, sviluppo”. Così scrivendo faceva giustizia di tanti inutili tentativi di fornire nuove vie di “buona economia” giocando su parole come decrescita e tanto meglio se “felice”.
Nell’isola di Pirlandia
“Nell’isola di Pirlandia la gente vive di Pirl (Prodotto Interno Rozzo Lordo)”, e l’unico a sostenere che la sua accumulazione indefinita non sia un bene in se stessa è il mago Merlino… Con un linguaggio spigliatissimo e spesso paradossale, l’autore cerca dunque di seguire le indicazioni di Merlino e di dimostrare l’urgenza di porre dei limiti alla crescita, così da pervenire a un più pieno modello di sviluppo.
(Longhi, L’Indice, 1/1995)
Mai le differenze tra i più ricchi e i più poveri del pianeta sono state così enormi
Condividevo la “passione” per gli scritti di Ruffolo insieme con un altro carissimo amico anch’egli andatosene altrove a fare scienza che è Pietro Greco che si soffermò su un atro libro di Ruffolo a proposito dell’economia di mercato. “Oggi, scriveva Pietro, viviamo in un’economia fortemente globalizzata. Molto forte: mai l’umanità è stata così ricca. Ma anche molto fragile: esposta com’è a tensioni che si propagano velocemente da una parte all’altra del mondo. E, soprattutto, socialmente insostenibile: mai le differenze tra i più ricchi e i più poveri del pianeta sono state così enormi. La domanda è: quanto può reggere la nostra economia di mercato? Giorgio Ruffolo ha scritto un bel libro dal titolo solo in apparenza ironico: Il capitalismo ha i secoli contati. Ma, nella prospettiva dell’equazione di Drake, i secoli sono un lasso di tempo molto piccolo.”
Fine economista
Chi ricorda Giorgio Ruffolo ne ricorda soprattutto il ruolo di fine economista. Non fu solo questo, ma anche Ministro dell’ambiente, per il PSI, nei Governi De Mita, Andreotti VI e VII, dal 13 aprile 1988 al 28 giugno 1992. Ed è in questo ruolo che mi piace ancor più ricordarlo perché – senza offesa per i presenti (come si dice a Napoli), in un ministero che ha avuto tra i suoi protagonisti non pochi “Attila”, Ruffolo, anche qui, ha spiccato per competenza e capacità.
Anche qui mi soccorre Pietro Greco: “Lo sviluppo dei limiti. Sono passati quasi vent’anni da quando Giorgio Ruffolo, economista di vaglia e tra i migliori ministri dell’ambiente che l’Italia abbia avuto, scriveva, con la solita profondità, leggerezza e ironia, un libro di critica alla crescita insostenibile e che già dal titolo è un’indicazione: Lo sviluppo dei limiti. La sostenibilità ecologica e sociale può essere raggiunta solo se trasformiamo i vincoli in opportunità, i limiti in sviluppo appunto, sosteneva Ruffolo, cercando di andare oltre la fase dell’analisi e della denuncia, contenute nel rapporto realizzato venti anni prima, tra gli altri, dai coniugi Meadows per il Club di Roma e intitolato, appunto, I limiti dello sviluppo“ (come detto sopra, nella prima imprecisa traduzione italiana).
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- UGO LEONE
- Già professore ordinario di politica dell'ambiente presso la Facoltà di Scienze politiche dell'Università di Napoli "Federico II". I suoi interessi scientifici e i contenuti delle sue pubblicazioni sono incentrati prevalentemente sui problemi dell'ambiente e del Mezzogiorno. E' autore di numerosi volumi e editorialista dell'edizione napoletana del quotidiano "la Repubblica". Per molti anni è stato presidente del Parco nazionale de Vesuvio.
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