La crisi umanitaria a Gaza: riflessioni sulla responsabilità degli intellettuali
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Condanna categorica della guerra in Palestina, sottolineando la necessità di mantenere la fede nell’umanità e praticare la pace. Appello all’unione delle voci contro l’ingiustizia, la violenza strutturale e l’ignoranza delle istituzioni internazionali, con richiesta di impegno degli intellettuali per promuovere la nonviolenza e il rispetto del diritto internazionale
La violenza che ha scosso la Palestina richiede una riflessione profonda, una comprensione approfondita e azioni concrete. Non possiamo più permetterci di girare la testa dall’altra parte, come purtroppo spesso accade. Condanniamo categoricamente ogni forma di guerra, abbracciando l’adagio di Vittorio Arrigoni: “Restiamo Umani”. In questo momento critico, è essenziale richiamare tutte le nostre risorse emotive e difese psicologiche per mantenere la fede nell’umanità, nutrire la speranza, praticare la pace e sostenere la nonviolenza.
Come Vittorio Arrigoni ha sottolineato, anche nel momento della sua tragica morte nelle strade di Gaza, dobbiamo rimanere umani.
La situazione in Palestina è un genocidio contro i più vulnerabili del pianeta. La recente decisione degli Stati Uniti di votare contro il cessate il fuoco è vergognosa e abominevole.
Manifestazioni e repressione poliziesca
Nelle manifestazioni a sostegno di Gaza, la presenza della polizia in assetto antisommossa per reprimere i manifestanti pacifici è inaccettabile. È evidente che il potere, inclusi tutti i governi occidentali e non solo, sostiene il dominio e la prevaricazione di Israele su un popolo inerme, composto principalmente da bambini e adolescenti.
Il mondo osserva con occhi che non possono chiudere davanti a tali atti vigliacchi, che colpiscono incessantemente i più fragili. Gli attacchi ai reparti ospedalieri, privati persino del carburante necessario per mantenere in vita i malati terminali, sono spaventosamente crudeli. Ho un amico che ha adottato una bambina di Gaza di soli 12 anni, della quale non si hanno più notizie. La mancanza di informazioni sui bambini-farfalla a Gaza e su molte altre vittime è sconcertante e inaccettabile.
Unire le voci contro l’ingiustizia e la guerra
È ora di unire le voci, di condannare le ingiustizie e di agire con determinazione per porre fine a questa tragedia umanitaria.
Condanniamo senza riserve ogni forma di guerra, promuovendo la nonviolenza attraverso i nostri scritti. Riteniamo di vitale importanza diffondere i nostri libri e articoli contro la guerra per respingere ogni conflitto armato, preservando la dignità di tutti noi, antifascisti ed ecopacifisti, che coltiviamo la pace come valore supremo.
Scrivere e denunciare diventa essenziale, specialmente quando pochi attivisti di buona volontà gestiscono siti online e spazi editoriali liberi da odio e propaganda bellicista. La pace è vita, e in queste ore si assiste a un genocidio perpetrato contro un popolo costituito principalmente da bambini e adolescenti, innocenti e inermi.
Genocidio e responsabilità occidentali
Il genocidio è responsabilità anche dei poteri forti occidentali, un crimine che graverà pesantemente sulle nostre coscienze, se ancora possiamo parlare di coscienza. Noi non prendiamo le parti di Hamas o Israele, ma ci opponiamo a guerra e violenza oscurantista che minaccia la civiltà stessa. Mai più odio, mai più guerra, mai più violenza dettata dal neoliberismo bellicoso.
Abolizione della violenza strutturale
Ancora, è necessaria una riflessione profonda sulla violenza che ha scosso la Palestina. L’abolizione della violenza strutturale nel conflitto del Medio Oriente è imperativa. La violenza deve essere abolita da entrambe le parti coinvolte nel conflitto. L’attacco di Hamas ai Kibbutz israeliani ha scatenato una risposta furibonda da parte di Israele, alimentando un ciclo di violenza perpetuo.
Hamas, sospettato di infiltrazioni iraniane e collegamenti con Hezbollah, non può essere considerato amico della libertà e della pace per il popolo palestinese. Tuttavia, la risposta di Israele e dell’Occidente, alimentata da interessi economici e militari, non mira a un equilibrio, ma perpetua il ciclo di violenza, incrementando il commercio di armi mortali sofisticate per profitto e potere economico.
Iniziative positive e nonviolenza
Condanniamo la guerra imposta dai governi di Israele e sottolineiamo che non è il popolo israeliano a volerla, ma i governanti che, sin dal 1948, hanno adottato politiche militari, assediato la Striscia di Gaza e limitato i suoi confini. Dal 2009, il conflitto si è intensificato, culminando nell’operazione Piombo Fuso, che ha causato la morte del pacifista Vittorio Arrigoni.
Esistono iniziative positive, come le scuole di pace a Gerusalemme promosse da gruppi come il Parent’s Circle e esperienze come Neve Shalom. Questi sforzi di nonviolenza mirano a far incontrare le vittime di entrambe le parti coinvolte nel conflitto, ribadendo che la maggioranza dei cittadini, sia israeliani che palestinesi, non crede più nei governi militari né in Hamas. Desiderano una risoluzione pacifica delle dispute che ha causato numerose vittime innocenti tra donne, bambini, anziani e uomini civili.
Terrore costante e diritto alla pace
Il popolo, o meglio, i due popoli, vivono sotto uno stato di terrore costante, privati dei diritti fondamentali, inclusa la felicità. La pace è un bene, un motivo di gioia e la volontà di vivere senza persecuzioni, odio etnico e conflitti sanguinosi. La popolazione di Gaza, composta principalmente da bambini e giovani adolescenti, vive nella costante paura, subendo un impatto devastante sulle loro menti e corpi.
L’Onu viene completamente ignorata. E questo è un grave crimine contro l’umanità. Dove l’ONU non è stata mai ascoltata nonostante l’emanazione delle sue principali e importanti risoluzioni, sempre ignorate e disattese. Quindi accogliamo e promuoviamo uniti tutte le manifestazioni per la pace, per la nonviolenza, che si svolgono sia nei due stati belligeranti sia nel mondo intero, sia nelle maggiori capitali internazionali, da Milano, Roma, da Parigi a Francoforte a Londra.
Appello all’Europa e diritto internazionale
L’Europa deve smettere di agire come complice e invece lanciare appelli di aiuto per i popoli coinvolti, evitando di alimentare ulteriormente il conflitto come avvenuto in Ucraina e Russia. Invece di sostenere i governi di Israele, l’Europa dovrebbe appellarsi all’ONU e rispettare il diritto internazionale, fondato dalle Costituzioni antifasciste dei padri partigiani nate dalla Resistenza in Italia e in tutta Europa. È nostro dovere continuare a esprimere posizioni pacifiste e nonviolente utilizzando ogni mezzo a nostra disposizione.
Impegno degli intellettuali e dei giornalisti
Gli intellettuali e i giornalisti devono impegnarsi nel “Ricomporre l’infranto”. Come amici della Pace, dobbiamo denunciare le violenze e respingere ogni guerra attraverso testate giornalistiche pacifiste e manifestazioni pacifiche in tutto il mondo.
La nostra missione è il diritto e il dovere di attuare il pacifismo, dichiarando la pace e il rifiuto di ogni violenza e guerra. Dobbiamo portare le nostre denunce nelle piazze e nelle manifestazioni internazionali, pensando globalmente e agendo localmente in connessione con altre parti del mondo che possono contribuire alla denuncia e al rifiuto della guerra e della violenza.
Il diritto alla pace è essenziale. La nostra resistenza non è semplice resilienza. L’obiettivo ultimo dell’umanità è la felicità e il bene derivante da contesti pacifici e nonviolenti. Ripudiamo la supremazia dei poteri forti che promuovono il neoliberismo depravato e il capitalismo sfrenato, che continua a dichiarare guerre esclusivamente per motivi economici e la sete di denaro.
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- Laura Tussi
- Laura Tussi, docente, giornalista e scrittrice, si occupa di pedagogia nonviolenta e interculturale. Ha conseguito cinque lauree specialistiche in formazione degli adulti e consulenza pedagogica nell'ambito delle scienze della formazione e dell'educazione. Coordinamento Campagna Internazionale ICAN - Premio Nobel per la Pace 2017 per il disarmo nucleare universale, fa parte dei Disarmisti Esigenti, gruppo membro della rete mondiale e premio Nobel per la pace ICAN.
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