Ripartire dalla persona, per poi fare didattica: con l’associazione “Maestri di Strada” è possibile.
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Con “Maestri di strada” si parte dall’ascolto, dal mettere al centro la persona, per poi costruire una “cura educativa” una didattica significativa: questo è solo uno dei tanti obiettivi che si pone l’associazione napoletana di Cesare Moreno, con cui abbiamo parlato iniziando dal tema della dispersione scolastica fino all’importanza del pensiero ecologico.
L’associazione Maestri di Strada nasce nel 2003. Si sviluppa su tre municipalità della città di Napoli e uno dei suoi primi obiettivi riguarda proprio la lotta alla dispersione scolastica. I dati sono ancora allarmanti: l’Italia detiene uno dei primati peggiori in Europa, con una dispersione che quest’anno supera il 12%. Con Cesare Moreno abbiamo parlato di giovani, di una nuova metodologia necessaria nella didattica, dove quello che viene insegnato diventi “significativo” nell’eccezione che ne dà l’intervistato, fino a parlare di un progetto in cui educazione ambientale e inclusione sociale si fondono.
Il pensiero ecologico
L’associazione cerca di inventare o sperimentare metodi educativi che possano funzionare anche nelle realtà complesse. Si cerca quindi di formulare una metodologia che metta al centro della didattica non tanto le nozioni, quanto le relazioni.
Per fare questo, bisogna cambiare mente, bisogna cercare di formulare un pensiero ecologico.
Avere una mente che tiene insieme tutti gli aspetti dell’esistenza, quindi per esempio le emozioni, le relazioni, (..) in modo da occuparci a tutto tondo dell’uomo. Se ti vuoi occupare dell’uomo ti devi occupare del suo corpo, della sua psiche, delle sue emozioni e delle sue relazioni.
Secondo Cesare Moreno, il cambiamento di metodologia didattica si può perfettamente riscontrare nel libro Insegnare al Principe di Danimarca, dove viene messo al centro come l’insegnamento non debba essere nozionistico ma significativo: deve poter cambiare la vita dello studente e della studentessa.
La dispersione scolastica
Secondo Moreno, le cause sociali sono note da secoli e i problemi di alcuni luoghi sono evidenti da anni. Ma proprio per questi motivi che la scuola dev’essere il luogo di accoglienza, di cambiamento, dove la persona viene messa al centro. Questo è quello che cerca di portare avanti l’associazione.
Un ex allievo incontrato in questi giorni mi ha detto che quando ha incontrato Maestri di strada, è successo che per la prima volta i professori non gli hanno detto cosa fare ma sono partiti dalla domanda “Tu cosa vuoi fare?”. Io gli detto che in quella frase aveva colto tutta l’essenza dell’associazione.
Quindi, per combattere la dispersione scolastica, oltre a tener conto dei fattori sociali, l’associazione cerca di mettere al centro i fattori relazionali. Perché dove c’è povertà c’è un alto rischio che anche le relazioni siano pessime. Ma proprio in questo tipo di contesto, la scuola deve assurgere al ruolo per il quale era nata: fornire ai ragazzi i mezzi intellettuali per affrontare i loro problemi, attraverso una cura educativa.
Il CUBO, dove l’educazione ambientale si incontra con l’inclusione sociale
Ovviamente, per poter avanti questi tipi di attività, e cliccando questo link, è possibile vedere tutti i progetti portati a termine e quelli in attivo, c’è bisogno di uno spazio. Il termine CUBO, deriva dalla miscela di più sostantivi: cura, bellezza e sogno. È uno spazio di condivisione, che si caratterizza come il luogo dove l’economia civile incontra quella sostenibile.
Il CUBO “Ciro Colonna” di Ponticelli è una industria della conoscenza che produce beni relazionali: legami solidali, fiducia reciproca, capacità di lavoro cooperativo.
È uno spazio che Cesare Moreno definisce come dimostratore tecnologico. L’intera struttura infatti si basa sulle energie rinnovabili:
Installando 100 kilowatt di pannelli solari sul tetto, otteniamo l’autosufficienza energetica, e possiamo arrivare a vendere energia pulita.
Se l’interno della struttura è animato da tutte le attività sociali e professionali portate avanti, allo stesso tempo, la stessa struttura non è da considerarsi come un involucro passivo ma come fonte di reddito. Cercando di far passare il messaggio per cui avere una casa ecologica non sia solo corretto ma crei anche profitto.
In questo edificio, per esempio, i ragazzi che fanno gli istituti tecnici il geometra, possono venire ad imparare come si gestiscono certe cose. La stessa struttura è una parte attiva del progetto.
L’elemento della replicabilità è quello più interessante: è un progetto che vuole fungere da modello per altre realtà ponendo sempre al centro, i giovani, i loro interessi e il loro futuro.
Lavorare per dare ai ragazzi l’occasione di rendersi utili rispetto a certe cose, per dire che la loro vita e significativa.
Leggi l’articolo di Cesare Moreno “Ecologia della mente e comunità educanti” nello speciale dedicato a don Lorenzo Milani sul numero di settembre 2023 di “.eco”.
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Scrive per noi
- Carola Speranza
- Dopo aver conseguito la doppia laurea triennale nel dipartimento di Lettere moderne all’Università degli studi di Torino e Université Savoie Mont-Blanc, ottiene la laurea magistrale binazionale in Filologia moderna all’Università Sapienza di Roma e Sorbonne Université di Parigi. È fondatrice e autrice del blog “Grandi Storielle”.
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