L’Eni nelle scuole?
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Per raggiungere lo sviluppo sostenibile non basta dire. Bisogna “fare”. A partire dal “fare” educazione ambientale. Un’educazione che dica con chiarezza e senza condizionamenti qual è la situazione mondiale e che comportamenti bisogna attuare per garantire un futuro vivibile. E’ questo il caso dell’Ente Nazionale Idrocarburi? La preoccupazione degli educatori ambientali nelle riflessioni del Prof. Ugo Leone.
Due ricerche su “L’atteggiamento green degli Italiani” e “La sensibilità e la preoccupazione sul tema ambiente” ci fanno sapere che il 37% degli italiani intervistati è attenta e preoccupata per l’ambiente. Tuttavia, l’indagine mette in rilievo un divario tra l’attenzione all’ambiente dichiarata e i comportamenti realmente assunti.
Tra il dire e il fare… Il fare, come risulta sempre più evidente, coinvolge sempre più e sempre più severamente i giovani e giovanissimi i quali, come creditori del pianeta nel quale vivranno – la Terra- pretendono che il debito sia pagato magari senza interessi accumulati in almeno diecimila anni, ma certamente senza perdere sul capitale.
Ed è questo il “fare” che per essere ancora più vincente deve anche essere consapevolmente informato dei diritti e del modo di esercitarli. Questo è un compito che spetta a chi è deputato all’educazione: la famiglia e la scuola. La scuola soprattutto. Perché questa è l’istituzione massimamente deputata alla formazione. E alla formazione informata per poter correttamente informare. Meno la famiglia nell’ambito della quale l’educazione dei comportamenti attiene soprattutto ad altri (importantissimi) settori e i cui componenti non sempre sono adeguatamente informati. Tanto che sono i bambini e gli adolescenti opportunamente sensibilizzati a portare in casa notizie, informazioni e regole di comportamento.
Dunque la scuola la quale per poter svolgere il suo compito in modo corretto deve anche essere dotata di educatori correttamente informati. Dove per informati si intende capaci di dire come stanno le cose e quali devono essere i comportamenti per realizzare un futuro vivibile bene per tutti. I fatti separati dalle opinioni.
Può questo avvenire con educatori che invece, per il ruolo che vestono nella società e nelle Società di appartenenza, utilizzano come strumento di educazione le loro opinioni e finiscono col disinformare piuttosto che correttamente informare? E può questo avvenire proprio con la partecipazione della dirigenza scolastica. Vale a dire con i presidi posti, appunto, a dirigere le “cose” della scuola?
No. Deve essere rumorosamente la risposta. Ma sì è quello che potrebbe accadere con l’accordo tra ENI e ANP. Vale a dire tra l’Ente Nazionale Idrocarburi e l’Associazione Nazionale Presidi.
La preoccupazione manifestata in modo giustamente allarmato dagli educatori ambientali più o meno appartenenti anche alle numerose associazioni ambientaliste, deriva dalla decisione dell’ANP di sottoscrivere un accordo con ENI per un programma congiunto di incontri su 4 temi trattati dagli esperti di ENI (il cambiamento climatico, l’efficienza energetica, i rifiuti e le bonifiche ambientali) e dedicato alle scuole italiane, che ha l’obiettivo di formare il personale docente delle scuole di ogni ordine e grado su alcuni aspetti della sostenibilità ambientale, dal momento che dal prossimo anno scolastico proprio la sostenibilità sarà centrale nei programmi scolastici nelle ore legate all’educazione civica.
Una decisione del genere lascia per lo meno perplessi. Tanto più perché si stava accarezzando l’illusione che all’interno dell’”educazione civica” sarebbero diventati di pressante attenzione proprio le tematiche riguardanti la sostenibilità e i mutamenti climatici. Ciò partendo dall’articolo 2 della legge 92/2019 (la legge su sulla Introduzione dell’insegnamento scolastico dell’educazione civica) nel quale si legge che “L’Educazione Civica sviluppa nelle istituzioni scolastiche la conoscenza della Costituzione Italiana e delle istituzioni dell’Unione Europea per sostanziare, in particolare, la condivisione e la promozione dei principi di legalità, cittadinanza attiva e digitale, sostenibilità ambientale e diritto alla salute e al benessere della persona”. Naturalmente poiché, come si dice a Napoli, “nessuno nasce imparato”, i docenti che devono fare educazione civica vanno anch’essi preparati in una serie di seminari che gli consentano di applicare al meglio nel loro insegnamento quanto prescrive la legge. È pensabile che questo lo possano fare, separati dalle loro opinioni e interessi, in modo, come si dice super partes, esperti appartenenti ad un ente come quello Nazionale Idrocarburi?
È legittimo manifestare grande preoccupazione sull’accordo tra ENI e ANP e invitare i Presidi ad un ripensamento che consenta alle scuole e agli insegnanti che vi devono operare su queste tematiche di vitale importanza di individuare esperti veramente super partes. Capaci di fare educazione ambientale basandosi esclusivamente su queste due fondamentali parole chiave: ambiente e educazione.
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- UGO LEONE
- Già professore ordinario di politica dell'ambiente presso la Facoltà di Scienze politiche dell'Università di Napoli "Federico II". I suoi interessi scientifici e i contenuti delle sue pubblicazioni sono incentrati prevalentemente sui problemi dell'ambiente e del Mezzogiorno. E' autore di numerosi volumi e editorialista dell'edizione napoletana del quotidiano "la Repubblica". Per molti anni è stato presidente del Parco nazionale de Vesuvio.
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