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Una pandemia, tante pandemie. La crisi che acuisce le disuguaglianze

| Chiara Pedrocchi

Tempo di lettura: 4 minuti

Una pandemia, tante pandemie. La crisi che acuisce le disuguaglianze

A gennaio è uscito il rapporto OXFAM dal titolo “La pandemia della disuguaglianza”. Il legame con la crisi climatica è più stretto di quanto si creda: ecco perché.

La legge è uguale per tutti, ma per alcuni è più uguale degli altri.

La pandemia, che, di fronte a un virus che ha stupito tutti quanti costringendoli a rallentare, ha fortemente evidenziato e acuito disuguaglianze già presenti. Il fatto che reddito, sesso e colore della pelle abbiano determinato l’accesso alle cure e che i vaccini non siano arrivati a tutti, giusto per fare alcuni esempi, non è un’opinione: a decretarlo è infatti il rapporto OXFAM La pandemia della disuguaglianza. Il report è stato pubblicato a gennaio 2022 ed è ricco di dati e spunti da analizzare in funzione di un cambiamento che si rende sempre più necessario.

Ricchi sempre più ricchi

Un primo punto è la spaccatura, sempre più ampia, tra i ricchi e i poveri. In termini numerici, ciò significa che tra il 2020 e il 2021 i 10 uomini più ricchi del mondo hanno più che raddoppiato il proprio patrimonio (uguale a quello posseduto dal 40% più povero della popolazione, 3,1 miliardi di persone) mentre si stima che siano circa 163 milioni i nuovi poveri causati dalla crisi pandemica, ovvero le persone costrette a vivere sotto la soglia di povertà di 5,5 dollari al giorno.

Questo significa che, prendendo come esempio Jeff Bezos, il fondatore di Amazon, il suo surplus patrimoniale nei primi 21 mesi di pandemia equivale al costo completo della vaccinazione (2 dosi + la dose booster) per l’intera popolazione mondiale. Considerando che meno dell’1% dei vaccini ha raggiunto i paesi a basso reddito, si tratta di un dato significativo, che sottolinea come le disuguaglianze stiano prolungando il corso della pandemia e come venga continuamente negato il diritto a cure di qualità a buona parte della popolazione mondiale.

oxfam

OXFAM evidenzia inoltre come le disuguaglianze non siano esclusivamente tra paesi diversi, ma anche tra persone che abitano lo stesso paese. Reddito, sesso e colore della pelle, infatti, hanno giocato un ruolo fondamentale nell’accesso a cure di qualità. In molti paesi, la graduale privatizzazione dei servizi legati alla salute ha escluso dalle cure poveri e nuovi poveri. Le donne, che hanno vissuto una tripla crisi dovuta a Coronavirus, aumento del lavoro di cura non pagato e contratti di lavoro precari o inesistenti, sono state tra le categorie più colpite, e si stima che nel solo 2020 abbiano perso 800 miliardi di dollari di entrate.

Il report ha anche una sezione dedicata all’Italia, che non è immune alle dinamiche descritte. Alla fine del 2020, infatti, il 20% più ricco degli italiani deteneva oltre i 2/3 della ricchezza nazionale, e il 10% più ricco possedeva la stessa ricchezza della metà più povera della popolazione. Tra marzo 2020 e novembre 2021, inoltre, i miliardari italiani sono passati da 36 a 49, mentre a livello individuale, la pandemia ha generato 1 milione di nuovi poveri.

Il collegamento con la crisi ambientale

Per comprendere il legame tra le disuguaglianze descritte nel rapporto OXFAM Il virus delle disuguaglianze e la crisi climatica, bisogna associare alla lettura di questo report quella di un altro documento. Si tratta di un altro report, dal titolo Carbon inequality in 2030, pubblicato da OXFAM a novembre 2021, a ridosso della Conferenza di Glasgow. Di nuovo, a parlare sono i dati: il report inizia, infatti, dicendo che negli ultimi 25 anni il 10% più ricco della popolazione mondiale si è reso responsabile di più della metà delle emissioni di carbonio. Si prevede inoltre che l’1% più ricco del mondo nel 2030 produrrà emissioni 30 volte più alte del livello pro capite compatibile con l’obiettivo di +1,5° stabilito dall’accordo di Parigi. L’impronta ecologica della metà più povera della popolazione, invece, resterà presumibilmente ben sotto questa soglia.

A pagare le conseguenze, tuttavia, non saranno solo i responsabili di queste emissioni, ma tutta la popolazione mondiale di questa e delle prossime generazioni. Del budget investito nella limitazione del surriscaldamento globale in occasione degli accordi di Parigi, d’altronde, un terzo è stato investito per espandere il consumo del 10% più ricco della popolazione. Ciò che potrebbe fare la differenza (e che ci si aspettava dalla Conferenza di Glasgow) sarebbe per esempio un aumento della tassazione sugli sprechi e gli eccessi dovuti a SUV, yachts, jet privati e turismo spaziale, di cui il già citato Jeff Bezos si è fatto promotore.

Opporsi alle disuguaglianze

Durante il discorso di insediamento per il suo secondo mandato come Presidente della Repubblica, tenutosi giovedì 3 febbraio 2022, Sergio Mattarella ha più volte citato vari dei punti in questione. Il discorso è stato interrotto per 55 volte dagli applausi del Parlamento: circa uno ogni 30 secondi. Il discorso conteneva parole altisonanti, a partire dal concetto centrale, quello di dignità, ripetuto 18 volte, e faceva riferimento alla parità di genere e a “un’Italia impegnata nella difesa dell’ambiente, degli ecosistemi, consapevole della responsabilità nei confronti delle future generazioni”. Il paradosso di quegli applausi è che giungono da chi dovrebbe farsi responsabile di una svolta in termini di uguaglianza e sensibilità ambientale.

Se le soluzioni proposte da OXFAM nel report di novembre 2021 facevano affidamento su Glasgow, la cui massima soluzione è stata fissare il limite sul riscaldamento globale a +1,5° senza tuttavia che questo sia tassativo ma ponendolo solo come consiglio, il report di gennaio 2022 prova a proporre al governo italiano delle soluzioni per ridurre le disuguaglianze. Per esempio, come terzo punto, OXFAM suggerisce un sistema fiscale equo e progressivo, e come quinto l’applicazione di misure in funzione della valorizzazione del capitale umano e dell’accesso alla conoscenza.

In conclusione, la lotta contro la crisi climatica deve essere intersezionale non solo perché ha in comune con la lotta alle disuguaglianze un principio di giustizia e un ideale di mondo migliore per tutti e non solo per qualcuno, ma anche perché è dalla distribuzione di ricchezza e diritti che dipendono gli investimenti di capitale, spesso più dannosi a lungo termine dei consumi in questo stesso momento. Fino a quando dignità, uguaglianza e sostenibilità resteranno parole, non ci si potrà aspettare alcun cambiamento concreto.

Scrive per noi

Chiara Pedrocchi
Laureata in triennale in Lettere Moderne all’Università di Siena e in magistrale in Antropologia Culturale ed Etnologia all’Università di Torino. Oltre che per .eco scrive per Scomodo e VeganOK, e in passato ha collaborato con Lo Sbuffo e ViaggiNews.com. Aspirante giornalista, si interessa di ambiente, diritti umani e sessualità.