Le “biografie altre” sentinelle dei cambiamenti climatici: il caso della Erebia pandrose
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Estinzioni di specie e migrazioni sono il segnale degli effetti del riscaldamento globale. Uno studio dell’Università di Firenze, ad esempio, mostra come i cambiamenti climatici stiano minacciando la Erebia pandrose, una rara farfalla appenninica che porta i segni e i sintomi dell’aumento delle temperature. Altri studi documentano l’impatto della crisi climatica sui mammiferi.
Nel 2019 sugli Appennini, durante la Butterfly Week, alcuni cittadini sono riusciti a rintracciare la Erebia pandrose, una rara farfalla appenninica che per l’ultima volta fu registrata nel 1977 su un massiccio dei Monti della Laga. Da questo ritrovamento è nato uno studio dell’Università di Firenze condotto da un gruppo di ricercatori internazionale che, grazie all’analisi del DNA mitocondriale della farfalla, ha mostrato quanto i cambiamenti climatici stiano minacciando la biodiversità del territorio. I risultati della ricerca sono pubblicati sulla rivista Insect Conservation and Diversity.
Ormai è un dato di fatto: i cambiamenti climatici causano le migrazioni animali. Questi animali normalmente prediligono luoghi con temperature più basse e questo non fa eccezione per le farfalle appenniniche. Quando pensiamo al fenomeno delle migrazioni crediamo che gli animali in questione saranno capaci di adattarsi al nuovo habitat. Tuttavia, questa capacità di adattamento l’abbiamo maturata nel corso di secoli, e con dei mutamenti climatici così invasivi e veloci, la strada può essere solo quella dell’estinzione.
Come sostiene Leonardo Dapporto, ricercatore di Zoologia dell’Università di Firenze, la popolazione della Erebia pandrose vive isolata dalle altre specie: questo significa che questa popolazione di farfalle rappresenta una linea genetica unica, caratteristica che la rende più vulnerabile ai cambiamenti climatici. A causa del riscaldamento globale, la Erebia pandrose ha cominciato a spostarsi in altitudine più di 3 metri all’anno dalla fine del XIX secolo e fino a 22 metri all’anno dal 1995; un chiaro segnale che questa specie sta soffrendo a causa dell’aumento delle temperature.
“L’Erebia pandrose è per noi una specie bandiera e ci segnala il rischio di perdere le popolazioni della fauna montana, che custodiscono porzioni uniche di biodiversità, e l’urgenza di azioni che ci permettano di proteggerla” Leonardo Dapporto
Leggere le “biografie altre” ci può aiutare a comprendere i segni e i sintomi dei cambiamenti climatici
La filosofa statunitense Donna Haraway vede gli animali come “enti” con cui agiamo e condividiamo le nostre biografie; sono dunque creature che condividono con noi spazi e le cui biografie si intrecciano alle nostre. Pertanto, possiamo parlare di “biografie altre”, biografie che si sono rivelate di centrale importanza nel portare e anticipare i segni e i sintomi dei cambiamenti climatici; svolgono quindi il ruolo indispensabile di sentinelle.
L’antropologa Elisabetta Dall’Ò (che è stata intervistata per questa rivista), durante la sua ricerca etnografica nell’area del Monte Bianco si è imbattuta in testimonianze dirette e in alcune ricerche che riportano dati riguardanti il rischio di estinzione elevato per alcuni ungulati che vivono sul territorio: il camoscio, lo stambecco e il cervo nobile, che a fine estate/inizio autunno si spostano ad altitudini più elevate. Perché possiamo considerare questi mammiferi delle sentinelle dei cambiamenti climatici?
Secondo uno studio del WSL (Istituto federale di ricerca per la foresta, la neve e il paesaggio), a partire dagli anni ‘90 gli habitat dello stambecco, del camoscio e del cervo nobile si sono spostati a quote maggiori in media di 135, 95 e 80 metri; questo dimostra che anche i grandi animali a sangue caldo sono minacciati dall’aumento delle temperature. Tuttavia, questi mammiferi non solo dovranno spostarsi di altitudine per proteggersi dal caldo, ma dovranno anche adattare la propria assunzione di cibo in funzione dell’altitudine. In aggiunta, secondo uno studio pubblicato sulla rivista scientifica Frontiers in Zoology, i cambiamenti climatici portano anche alla diminuzione della massa corporea dei grandi mammiferi che vivono sulle Alpi. Insomma, i segnali ci sono, e sono chiari.
Che siano piccoli insetti come le farfalle appenniniche o grandi mammiferi come i cervi e gli stambecchi, è evidente quanto ormai sia di fondamentale importanza leggere le “biografie altre” per meglio comprendere e di conseguenza tentare di salvaguardare la biodiversità dalla minaccia dei cambiamenti climatici. Quindi quando cominceremo a dare retta ai segnali del non-umano?
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Scrive per noi
- Federica Benedetti
- Ha studiato arte presso l’Accademia Albertina di Belle Arti di Torino e archeologia medievale presso la University of York in Inghilterra. È attualmente studentessa della magistrale di Antropologia Culturale ed Etnologia presso l’Università degli Studi di Torino. Ha pubblicato anche per Lavoro Culturale e la rivista pH.
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