Nel secondo dopoguerra si rafforza un impegno contro la guerra sempre più rilevante e capillare. Il fascismo aveva educato le donne a fare i figli per la guerra; invece, le donne i figli devono farli per la pace e per un mondo migliore. La pace era una condizione per costruire il paese, ma anche per le donne, per poter avere un ruolo diverso in una società diversa.
Il fascismo non nascose mai la sua natura e il suo volto bellicista. Mussolini, guerrafondaio da sempre, diceva: «Nel dilemma burro o cannoni, dilemma superlativamente idiota, noi abbiamo già fatto la nostra scelta: i cannoni». Storia e educazione alla pace, una bibliografia.
Scrivere per sé, di sé e per gli altri è un atto bello che apre la mente. «Un tema che mi sta a cuore è la pace, perché da piccola sentivo in famiglia la storia di mio nonno che ha contribuito alla Resistenza antifascista, come personalità libertaria, come resistente, compiendo sabotaggi e partecipando in qualità di operaio della Breda di Sesto San Giovanni agli scioperi del 1943 e 44».
Dal mondo dei movimenti per la pace e il disarmo la proposta di una “educazione alla terrestrità”. Raccogliendo l’eredità di partigiani come Stéphane Hessel ed Edgar Morin, guarda a un futuro possibile, costruito grazie ai temi della pace, dell’ambiente, del disarmo nucleare e della giustizia sociale.
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