“Ristrutturazione della conoscenza e crescita di competenze critiche contro l’appropriazione di natura”. Le Cattedre UNESCO italiane per la sostenibilità
Trentasette Cattedre UNESCO lanciano una “Dichiarazione per la sostenibilità” come espressione del loro impegno nello sviluppo dell’educazione e della conoscenza in relazione alla sfida ambientale globale. L’invito, rivolto anche all’istituzione universitaria nazionale, è un approccio all’educazione come “bene comune” e alla conoscenza come “bene comune globale” che conduca a una “sostenibilità integrale”. Il futuro del pianeta come punto di convergenza di diversi campi disciplinari.
Le trentasette Cattedre UNESCO italiane hanno lanciato una “Dichiarazione per la sostenibilità”, illustrata ufficialmente a Roma alla presenza del Ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi, e dal Ministro dell’Università e della Ricerca, Maria Cristina Messa. Hanno partecipato, inoltre, il Presidente della Commissione Italiana per l’Unesco (CNIU) Franco Bernabè e la Vicedirettrice Generale dell’Unesco per l’Educazione, Stefania Giannini.
Risultato di un percorso iniziato nell’autunno 2020 attraverso una serie di webinar (i “Dialoghi delle cattedre UNESCO” come “laboratorio di idee per il mondo che verrà”), la dichiarazione parte da una attenta analisi della questione ambientale «come perfetto indicatore e moltiplicatore di differenze e disuguaglianze, ove appare evidente l’inestricabile interconnessione tra natura e società umana». L’elemento unificante dei diversi campi di cui le cattedre UNESCO si occupano è quindi identificato nel «futuro del Pianeta, attrattore necessario in un contesto caratterizzato da radicali trasformazioni antropogeniche degli ecosistemi (Antropocene)».
La natura al centro, l’educazione e la conoscenza come risposta
«L’appropriazione della natura – osservano le cattedre – è al centro degli odierni problemi ecologici e sociali, come il cambiamento climatico, l’intensificazione degli eventi disastrosi, la perdita di biodiversità, il degrado degli habitat e delle terre coltivate, l’estrazione indiscriminata di materie prime».
Dunque, per le cattedre la sfida ambientale e il futuro del pianeta sono l’orizzonte cui guardare, l’educazione e la «riorganizzazione della conoscenza» sono la risposta. Occorre, insomma, «un approccio all’educazione come “bene comune” e alla conoscenza come “bene comune globale”».
Educare al pensiero complesso, una sostenibilità («integrale» e fondata sulla pace) «che riconduce all’unità uomo-natura e ad una relazione interdipendente società-natura», consapevolezza delle comunità e auto-consapevolezza delle persone, processi educativi e di conoscenza (integrata, co-creata, «in cui tutti possono contribuire come “portatori di saperi”, favorendo un apprendimento cooperativo e l’etica dell’intelligenza collettiva»), da sviluppare «attraverso il dialogo e l’integrazione tra culture diverse e valorizzando la diversità bio-culturale»: queste alcune delle idee forti su cui si basano le proposte delle cattedre.
Una “comunità di saperi”
Per operare e tradurle in realtà, la dichiarazione propone una serie di modi e strumenti, validi anche per l’intera istituzione universitaria nazionale.
Metodologicamente, innanzitutto, si tratta di dare vita a un ambiente di ricerca transdisciplinare, con una “comunità di saperi” condivisa con tutti gli attori sociali. Epistemologicamente la conoscenza da costruire è quella del pensiero complesso e di una “scienza post-normale”, uno strumento è la “citizen science”, i valori quelli di «una società ecologica giusta e sostenibile».
Le Cattedre: una risorsa cui attingere per una educazione sostenibile
Presentandosi come “soggetto collettivo” e proponendosi come contributo di «idee e competenze alle politiche nazionali, europee, internazionali e all’UNESCO stessa», nonché come interlocutore educativo per le future generazioni, le Cattedre UNESCO indicano gli obiettivi e le azioni che intendono perseguire (insieme scientifiche e educative. Tra questi, attuare un approccio educativo transdisciplinare e transnazionale e promuovere un ambiente educativo e di ricerca culturalmente aperto, contribuire a introdurre la sfida ambientale nell’educazione scolastica e universitaria, educare al cambiamento climatico, come fenomeno complesso che necessariamente implica il superamento di una visione delle competenze di tipo riduzionistico.
Insomma, il richiamo alla complessità, il rifiuto del riduzionismo, l’insistenza sulla partecipazione, sull’equilibrio umanità-natura, sulla visione critica della realtà e delle relazioni tra i fenomeni naturali e sociali, su giustizia e inclusione fanno delle trentasette cattedre che hanno adottato la Dichiarazione una preziosa risorsa per tutti e un interlocutore necessario anche per l’educazione ambientale, formale e non formale.
Piace la centralità data al ruolo attribuito all’educazione e alla conoscenza e piace la visione etica ed epistemologica su cui questo ruolo deve fondarsi.
Il nostro manifesto “Il senso di una sfida. Una scuola eretica per una educazione sostenibile” si trova senz’altro in sintonia con la Dichiarazione delle cattedre UNESCO italiane per la sostenibilità, così come le nostre considerazioni sull’educazione come unico correttivo ad approcci parziali, riduttivi o addirittura mistificatori (il greenwashing) che sono le varie facce del “bla bla bla” da combattere.
Leggi il testo integrale della Dichiarazione (PDF)
Scrive per noi

- Sociologo dell'ambiente, giornalista e scrittore, Mario Salomone dirige ".eco" dalla fondazione (1989) e la rivista scientifica "Culture della sostneibilità" (fondata nel 2007), è autore di saggi, romanzi e racconti e di numerosi articoli su quotidiani e riviste. Già professore aggregato all'Università di Bergamo, è Segretario generale della rete mondiale di educazione ambientale WEEC, che realizza ogni due anni i congressi del settore, e fa parte del Consiglio di amministrazione della Fondazione Aurelio Peccei, sezione italiana del Club di Roma.
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