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Un’alimentazione a base vegetale per affrontare la crisi climatica

| Federica Benedetti

Tempo di lettura: 3 minuti

Un’alimentazione a base vegetale per affrontare la crisi climatica

Seconda solo al settore energetico, l’industria della carne emette la maggior quantità di gas climalteranti. Alice Pomiato, green influencer conosciuta sulle piattaforme social come @aliceful, ci ha raccontato come spiega la crisi climatica partendo dalla nostra alimentazione.

Alice Pomiato, green influencer conosciuta come @aliceful sulle piattaforme social, dopo aver lasciato il suo lavoro da social media strategist nel 2018, ha preso un biglietto di sola andata per l’Australia per avvicinarsi a uno stile di vita più lento che le permettesse di stare a contatto col territorio. Dopo aver viaggiato in Asia e aver vissuto per un periodo in Nuova Zelanda, nel 2020 torna in Italia a causa della pandemia.

Tornata in Italia decide di reinventare il suo lavoro: così nasce @aliceful su Instagram per parlare di sostenibilità e sensibilizzare il pubblico a uno stile di vita più etico e consapevole. Oltre a comunicare queste tematiche sulle piattaforme social, Pomiato continua a studiare per poter fare formazione dentro le aziende: “Non lavoro sui processi aziendali ma lavoro sulle persone: spiego loro in che momento storico viviamo, le azioni di mitigazione, l’Agenda 2030, cosa sia la sostenibilità e come comunicarla, i vari tipi di economia, il greenwashing e tutta una serie di cose che servono a far capire alle persone che lavorano  dentro ad associazioni, enti e aziende o banalmente ai ragazzi delle scuole, cosa sia la sostenibilità, quanto sia fluida e complessa, e dare loro gli strumenti per capirla”.

Qual è l’impatto dell’industria della carne sul nostro pianeta?

Pomiato parla di sostenibilità nella sua interezza, ma il suo argomento di maggiore interesse riguarda l’alimentazione: “Io faccio molto leva sul discorso alimentare perché quando parliamo di crisi climatica [il settore della carne] è il secondo responsabile di emissioni di gas serra […] Se il cittadino non può sempre scegliere a livello istituzionale e governativo le decisioni prese a livello di Stato e Unione Europea, il cittadino può scegliere attivamente come nutrirsi, con un’alimentazione che sia il più possibile vegetale, locale, stagionale e proveniente da un’agricoltura responsabile”. Seconda solo al settore energetico, infatti, l’industria della carne emette la maggior quantità di gas climalteranti. L’agricoltura e l’allevamento industriale non solo causano il surriscaldamento globale, ma sono anche afflitti dal surriscaldamento che hanno innescato.

Nella TEDx Talks “L’impatto ecologico ed etico dei cibi animali” Pomiato ricorda che “non è possibile una one health mondiale che riguardi noi e tutta la vita su questo pianeta se continuiamo a mantenere un modello di produzione alimentare che sfrutta risorse, terreni, animali e persone. Possiamo anche chiamarla scelta personale, quella di mangiare gli animali, però purtroppo la situazione ambientale e climatica è oggettiva e riguarda tutti quanti […] A livello personale, decidere di ridurre o eliminare i prodotti di origine animale è la via più semplice per supportare la preservazione di habitat, ecosistemi, biodiversità, risorse, e di promuovere la giustizia ambientale, alimentare e anche quella sociale”.

Cambiare paradigma partendo dall’alimentazione

“Alla base c’è il fatto di voler decostruire e scardinare una visione del mondo molto antropocentrica ed egocentrica, basata sul fatto che non siamo una razza dominante che ha legittimamente diritto a sottomettere territori, specie vegetali e animali per un ritorno […] Noi come tante altre specie siamo ospiti su questo pianeta, dobbiamo trovare il modo di costruire un modo di convivere, coabitare coesistere e coevolvere insieme […] Se non cominciamo a scardinare il fatto che non esistiamo solo noi, poi ci viene difficile cambiare e ragionare su tutti gli altri aspetti”, continua a raccontarci Pomiato.

Si parla dunque di antispecismo, una filosofia che elimina la gerarchia tra le specie, dove l’essere umano non è più considerato superiore a tutte le altre specie animali. Questo concetto ci porta a capire quanto l’alimentazione vegetale faccia leva anche sulla questione etica; i prodotti, prima di diventare tali, erano individui, esseri senzienti con capacità cognitive ed emotive, fatti nascere con il solo scopo di essere trasformati in cibo.

L’industria della carne lavora molto sul green marketing, un “marketing verde” che ci propone immagini di animali felici che brucano liberi, affidandosi spesso al concetto di benessere animale. Il report di Essere Animali in cui vengono analizzati dieci anni di zootecnica in Italia mostra come la realtà sia ben lontana da quelle immagini: è aumentato di 37 milioni il numero di animali macellati in Italia, nonostante il consumo di carne (insieme alle uova e ai latticini) sia diminuito (-5,4 kg). I metodi di allevamento invece non hanno subìto grosse trasformazioni, e la produzione di tipo biologico, quella che il green marketing vorrebbe far passare come una tipica produzione made in Italy, non raggiunge nemmeno l’1%.

Il cambio di paradigma vuole dunque che si vada verso una trasformazione del nostro modo di mangiare e di rapportarci con gli animali perché, come ricorda Pomiato, “l’approccio ecologico è anche di carattere etico”.

Per vedere la videointervista su YouTube clicca sul link

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Scrive per noi

Federica Benedetti
Federica Benedetti
Ha studiato arte presso l’Accademia Albertina di Belle Arti di Torino e archeologia medievale presso la University of York in Inghilterra. È attualmente studentessa della magistrale di Antropologia Culturale ed Etnologia presso l’Università degli Studi di Torino. Ha pubblicato anche per Lavoro Culturale e la rivista pH.